Germano Dottori, che ha insegnato Studi Strategici alla Luiss-Guido Carli, e che oggi è un consigliere scientifico della rivista Limes analizza, mediante questa intervista, lo stato attuale della guerra di Vladimir Putin all'Ucraina, provando a fotografare le poche certezze che abbiamo ma distribuendo anche qualche previsione su quello che potrebbe accadere da qua a breve tempo.
Quanto tempo ha Putin? La resistenza ucraina sembra organizzata più del previsto mentre le sanzioni sono ormai realtà.
"Difficile dirlo, di sicuro i tempi dell’azione militare non sono quelli auspicati dal Cremlino, che confidava nel rapido collasso dello Stato ucraino. Che non c’è stato, anche per l’efficacia delle armi individuali contro-carro ed anti-aeree date dall’Occidente al governo di Kiev. Ora gli schemi cambiano. I generali russi debbono evitare il combattimento urbano e stanno optando per una strategia di logoramento, di cui è un tratto saliente l’accerchiamento delle grandi città. Ma non è detto che nel frattempo le misure di guerra economica varate dall’Occidente non costringano Mosca a modificare l’intero approccio a questa crisi. Le parti hanno iniziato a parlarsi".
La terza via europea sembra scomparsa. Ue e Nato recitano con una voce sola. Non conviene, a questo punto, inviare davvero un inviato speciale unico?
"Con quali scopi? La mossa russa ha eliminato gli spazi per un’utile mediazione europea, nella quale forse confidava anche il ministro Lavrov, per avere un appiglio che gli consentisse di frenare la deriva verso la guerra. Si spiega probabilmente così anche la sua reazione piuttosto emotiva alla cancellazione della visita di Draghi al Cremlino".
Stiamo anche assistendo ad una infowar. Come districarsi?
"Con il buon senso, ma può non bastare. La disinformazione è parte delle azioni con cui le parti determinano la forma del campo di battaglia. Lo abbiamo visto nelle fasi finali della preparazione dell’attacco russo. Ma anche il governo ucraino si muove bene: il presidente Zelensky ha ringraziato Erdogan per aver chiuso il Bosforo diversi giorni prima che il leader turco lo facesse davvero. Le narrazioni contano. E sono rivelatrici. Il fatto che la Difesa russa non comunichi alcun dato sulle perdite che infligge agli ucraini, ad esempio, riflette la necessità di non irritare la propria opinione pubblica, preoccupata della piega che hanno preso gli avvenimenti. Si calcola che metà delle famiglie russe abbiano parenti in Ucraina".
Concorda sul fatto che questa guerra sia l'ennesimo ritorno della storia?
"No. In nulla. La storia non è mai cessata. Fukuyama aveva torto. É vero però che in molti paesi qualcuno finalmente se ne accorge. É il principio di realtà che riemerge. La forza è un dato ineliminabile dei rapporti tra gli Stati. Conta moltissimo anche quando non si spara".
Quante possibilità che si torni a schemi geopolitici del secolo breve?
"Non ne siamo mai completamente usciti. Accade soltanto una cosa da tempo prevista: la diffusione della potenza in atto dalla fine della Guerra Fredda, per il combinato disposto del collasso sovietico e del ripiegamento americano, sta restituendo sovranità e margini d’azione a molti attori che non ne avevano. Ora riarmerà la Germania, che va verso un bilancio della Difesa pari al 2% del Pil: ovvero, dagli 80 ai 100 miliardi di euro all’anno. Berlino tornerà così una grande potenza anche dal punto di vista militare. Tra l’altro, l’industria tedesca dei materiali d’armamento ha già adesso delle nicchie di assoluta eccellenza. Ed indovinate dove? Nei sottomarini e nei carri armati! Non sono sicuro che a Parigi e Varsavia gradiscano questo sviluppo. Non parliamo di Mosca".
Questa potrebbe essere, per paradosso, la Stalingrado di Putin?
"Una sconfitta militare di quelle proporzioni mi sembra improbabile. Ma il confronto sul terreno è solo una parte della guerra, per definizione un fenomeno politico multidimensionale. La leadership russa può indebolirsi per effetto dell’isolamento internazionale e delle sanzioni, che mordono e possono creare grosse difficoltà a Putin. Potrebbero esserci importanti ripercussioni".
Molti analisti non escludono un allargamento del conflitto. Dobbiamo temere la terza guerra mondiale?
"L’allargamento del conflitto è già in corso, da un lato per il coinvolgimento della Bielorussia e quello potenziale della Transnistria, e dall’altro perché noi europei abbiamo iniziato a fornire aiuti militari all’Ucraina, circostanza che di fatto ci avvicina al teatro di operazioni. L’Italia fornirà armi contro-carro ed anti-aeree. Ma altri èaesi potrebbero mettere a disposizione anche aerei da guerra. È ora importante che questi ultimi non conducano missioni dal territorio di paesi Nato, perché a quel punto non potrebbero essere esclusi attacchi russi sulle basi di stazionamento. Se così fosse, si entrerebbe nell’ambito dell’articolo 5 del Patto Atlantico, quello relativo alla difesa collettiva. Occorrerà molta prudenza".
Possibile che l'agenda di Putin non sia limitata soltanto all'Ucraina? Draghi, al Senato, ha parlato di un'agenda precisa.
"La Russia aveva chiesto di discutere l’architettura complessiva del sistema di sicurezza europea, probabilmente una specie di nuova carta di Helsinki. Ma non l’ha ottenuta. Il Cremlino punta alla neutralità dell’Ucraina, che invece desidera entrare nella Nato e nell’Unione Europea. Può darsi che Putin desideri un accordo che riunisca la Russia alla Bielorussia, oltre mi pare improbabile che possa andare. C’è infatti l’Alleanza Atlantica: cioè il deterrente nucleare americano, britannico e francese".
Comunque vada, appare ormai troppo esteso il solco tra Russia ed Occidente.
"Un esito inevitabile, almeno per adesso, che poteva essere evitato e che l’Italia ha effettivamente provato invano a scongiurare. Non è detto, però, che qualcosa non cambi, specialmente se mutassero gli orientamenti della Russia: qualcosa che oggi sembra improbabile, ma che può accadere".
Come se la sta "giocando" Zelensky?
"Molto abilmente. Usa gli strumenti di comunicazione in modo brillante. Inoltre, non è fuggito e sta imponendosi come un leader carismatico.
È uno dei segreti della resistenza opposta dagli ucraini. Nessuno combatte e si sacrifica per un governo che fugge. Zelensky è rimasto nella capitale, conquistandosi l’ammirazione dei suoi connazionali. Ed anche la nostra".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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