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La grandine, il radar, la caduta: l'errore fatale sui cieli di Atlanta

Il 4 aprile 1977 il volo Southern Airways 242 fu costretto a un atterraggio d'emergenza lungo un'autostrada della Georgia, a causa dello stallo dei motori. L'impatto provocò morti e feriti, che avvolti dalle fiamme si riversarono nelle case circostanti

La grandine, il radar, la caduta: l'errore fatale sui cieli di Atlanta

Il 4 aprile 1977 un Douglas Dc-9-31 della compagnia statunitense Southern Airways decolla dall’aeroporto di Huntsville, Alabama, con direzione Atlanta, Georgia. Nonostante le condizioni meteo siano inclementi, il comandante decide di affrontare i violenti temporali, ritenendo che il tempo non possa peggiorare e di poter evitare le turbolenze. Purtroppo però le forti perturbazioni causano lo spegnimento dei motori del velivolo, costretto ad atterrare sulla Highway 92. A causa dell’impatto perdono la vita 63 delle 85 persone a bordo e 9 persone che si trovavano a terra.

L’incidente

Il giorno della partenza del volo Southern Airways 242 il comandante William Wade McKenzie e il primo ufficiale Lyman Woods Keele jr furono avvertiti che lungo tratta avrebbero potuto incontrare violenti temporali, con la possibile formazione di tornado. Ma i due piloti, che avevano già volato lungo la stessa tratta quel mattino, incontrando solo lievi perturbazioni, ritennero di poter tranquillamente intraprendere il volo.

Tuttavia, mentre il velivolo sorvolava la città di Rome, Georgia, la perturbazione si intensificò e i piloti cercarono di individuare una rotta più stabile attraverso il radar meteo. Ma rimasero vittime di un effetto creato dal radar stesso: le microonde emesse dal radar furono assorbite dalla pioggia, mostrando ai piloti una situazione più rosea della realtà. I due piloti andarono dunque verso quella che credevano fosse una tratta sicura, mentre in realtà stavano entrando nella zona di massima turbolenza.

Il Dc-9 si infilò nel mezzo di un temporale violentissimo, culminato con una grandinata di proporzioni tali da spaccare il parabrezza della cabina di pilotaggio. La grandine si infiltrò nei motori, causandone lo stallo: a quel punto, i piloti cercarono in tutti i modi di riavviarli, ma invano. L’aereo ormai scendeva di 17 metri al secondo, quindi i controllori di volo consigliarono al comandante di tentate un atterraggio d’emergenza nella vicina base aerea di Dobbin o all'aeroporto civile di Cartersville. Ma i piloti, ritenendo di essere troppo lontani, individuarono la Highway 92, e tentarono un azzardato atterraggio lungo la trafficata autostrada. Nel violento impatto l’aereo colpí un negozio di alimentari e un distributore di benzina, provocando la morte di 9 persone a terra, 61 passeggeri e i due piloti.

I superstiti e "l'inferno di fuoco"

Al momento del ritrovamento del velivolo, la cabina di pilotaggio giaceva separata dal resto dell’aereo. I due piloti furono sbalzati da essa per l’impatto e vennero ritrovati ancora attaccati ai sedili, con gravi ferite dovute all'urto. Alcuni passeggeri morirono a causa del forte colpo al momento dell’impatto con il suolo, mentre altri perirono per le inalazioni di fumo. I più fortunati furono sbalzati fuori dai velivolo, feriti ma ancora vivi.

Quel pomeriggio di aprile Sadie Burkhalter, che abitava in un ranch a New Hope, Georgia, si stava preparando per l’arrivo di un tornado con i suoi bambini, quando un boato le fece perdere l’equilibrio. Come riporta il sito Smithsonianmag.com, la donna inizialmente pensò si trattasse della tempesta, ma essendo abituata ai rumori che precedono i tornado che colpiscono il Sud degli Stati Uniti, le sembrò anomalo. Quando andò alla porta, ciò che vide fu la cosa più simile a un inferno di fiamme e fumo, che circondavano il suo giardino: decine di persone dai volti bruciati correvano storditi in cerca d’aiuto, alcuni avvolti dalle fiamme, altri gravemente ustionati.

Ricordo che vidi queste persone davanti alla finestra chiamare aiuto - ricorda Burkhalter - Ma non urlavano, sembravano calmi, perché i fumi inalati li avevano storditi e riuscivano a malapena a parlare”. Da quel punto in poi Sadie Burkhalter capì di trovarsi di fronte a un incidente di proporzioni gigantesche e che quelle persone erano sopravvissute al disastro. Tra i fumi riuscì a scorgere un pezzo di lamiera con una banda blu, da cui intuì immediatamente che si trattava di un aereo, e che quell’aereo si era schiantato a pochi metri da casa sua, devastando tutto ciò che aveva incontrato e uccidendo alcuni suoi vicini di casa.

Le indagini e il rapporto finale

A investigare sulla tragedia del volo Southern Airways 242 fu il National Transportation Safety Board (Ntsb), il cui rapporto conclusivo sottolineò come le principali cause dell’incidente furono da imputarsi alla grandine finita nei motori e a un errore del pilota nell’utilizzo delle manette.

Vi si legge: “Il National Transportation Safety Board stabilisce che la probabile causa di questo incidente è stata la totale perdita di propulsione di entrambi i motori durante l'attraversamento di un'area nella quale erano presenti forti temporali. La perdita di propulsione è stata causata dall'ingestione di enormi quantità di acqua e di grandine e da un errore del pilota, in quanto l'uso scorretto delle manette in situazioni meteo avverse ha provocato ulteriori danni al compressore dei motori“.

Ma non è finita qui, perché uno dei membri della commissione investigativa, Francis H. McAdams, aggiunse al rapporto quanto segue: “La probabile causa di questo incidente è da imputare alla decisione del capitano di entrare nella zona di maltempo piuttosto che aggirarla, l'incapacità di ottenere tutte le informazioni a disposizione in merito alle condizioni meteo, pur essendo a conoscenza della gravità della perturbazione, e l'eccessiva fiducia riposta nel radar meteo che gli fece decidere di attraversare la perturbazione piuttosto che aggirarla. L'attraversamento del temporale ha portato a una totale perdita di propulsione da parte di entrambi i motori, causata dall'ingestione di grandi quantità di acqua e di grandine che in combinazione con l'errato uso delle manette ha indotto lo stallo e il danneggiamento del compressore dei motori, impedendone il successivo riavvio.

Inoltre, se la compagnia aerea avesse fornito con tempestività le informazioni relative alle condizioni meteorologiche, è probabile che il comandante potesse decidere di non attraversare la zona di maltempo”.

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