Vorrei essere un gretino

A volte mi addormento e vorrei essere un gretino. Poi mi sveglio e penso a George Carlin e al suo monologo intitolato Il Pianeta sta bene

Vorrei essere un gretino

A volte prima di assopirmi alla sera, penso che vorrei essere un gretino. Non tanto per avere una ventina di anni in meno, non avere una responsabilità che fosse una nella vita, e poter "bigiare" la scuola con una buona scusa al venerdì. Andarmene a spasso in centro ripetendo come una litania slogan pieni d'invettive al vento, e passare per profondo agli occhi del più carino o della più carina della classe come un tipo socialmente impegnato - ai tempi miei i politicizzati acerbi e supponenti facevano così, e ogni tanto rimorchiavano con questa scusa dell'impegno civile. Qualcuno è addirittura diventato rappresentante d'istituto il quinto anno. Qualcuna consigliera comunale in qualche lista civica vicina al Pd.

Vorrei essere un gretino per avere la libertà, il tempo e il coraggio di dormire in mezzo a Piazza Affari sotto una tenda Quechua fatta di 100% in poliestere, derivato dal petrolio, di quelle che le lanci e si aprono in due secondi ma poi ci vogliono tre ore per richiuderle. Bighellonarci intorno alla sera con la mia bella tisana di erbe rare, impiantate contro natura chissà dove per coltivarne nella quantità necessaria al fabbisogno mondiale del trend. Vorrei essere un gretino per poter far colazione il giorno dopo con il mio toast all'avocado fresco. Comodamente importato dal Messico, su enormi navi cargo che tutto considerato vengono ancora propulse da vecchi motori diesel intasati di nafta . Vorrei essere un gretino per indossare il mio bel pile da radical-freak, altro derivato del petrolio, e smetterla di indossare quei vecchi abiti borghesi in lana e cotone che mi ricordano tanto mio padre. Il più delle volte, per assioma, uno che non capisce niente della mia rivoluzione. Anzi, mi ha già rubato il futuro comprando una Mercedes che non si sposta con la forza del pensiero, non ha la scocca in resina di pino, neanche vola. E mi ci ha sempre accompagnato a scuola la mattina inquinando il pianeta per farmi studiare quando i bambini in Africa camminano anche trenta chilometri nel fango per imparare un poco di inglese - lingua dei colonizzatori imperialisti. Oppure ormai un poco di cinese - lingua di.. vabe' sorvoliamo.

Vorrei essere un gretino, per sorvolare temi di geopolitica e competizione globale a livello industriale e commerciale per ottenere la supremazia nel mondo sovrappopolato e in tensioni da guerra fredda nell'era post-nucleare. Ignorare che solo uno scontro tra India e Pakistan (entrambe potenze nucleri) potrebbe rispedirci all'età della pietra. Per andarmene tranquillo in giro per Milano, vestito con la tuta da imbianchino con un ritaglio di cartone in mano, dicendo che "Bisogna salvare il pianeta perché è l'unico con la fic*". Senza tenere conto, per un istante, del sessismo e del paradosso di Fermi che suppone la reale esistenza di vite aliene. Vorremo mica dire che esistono solo alieni e non aliene? Non scherziamo.

Vorrei essere un gretino per prendere il primo volo low-cost, dato che se vengo dalla Svezia o anche solo da Patrasso, a Milano non posso arrivarci in tre mesi su una barca a vela eco-friendly insieme a quel bontempone fascinoso di Pierre Casiraghi - principe di uno Stato che tutela le finanze di migliaia di conglomerate con introiti provenienti da ogni genere di commercio, sia green fiendly o meno. Né con una barca fatta di bottiglie di plastica che se non c'è vento va a remi. Ci metterei troppo tempo, salterei un intero trimestre a scuola. E come ricorda il filosofo Cacciari, prima di fare la rivoluzione bisogna studiare, e conoscerle, le rivoluzioni. Le quattro rivoluzioni industriali, per esempio. Vorrei essere un gretino per indossare con orgoglio le mie scarpe made in Vietnam, cucite da bambini; per postare fotografie con il mio smartphone ultimo modello con batterie di litio, cavato fuori da bambini minorenni in qualche remota landa dell'Africa ricolonizzata dalla Cina. Ma senza saperlo. Perché essendo un giovane gretino, non sono tenuto a sapere tutto, a comprendere tutto: solo l'indispensabile, ossia che "blablabla ci stanno rubando il futuro" e il momento di agire è "adesso".

Poi farmi apostrofare da uno come il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, o un adulto con i piedi per terra qualsiasi che senza malizia (non la barca di Casiraghi, ndr) mi spiega che "oltre a protestare" andrebbero proposte delle idee concrete che non siano spostarsi a dorso di mulo come facevano i pastori sardi due secoli fa. Avrebbero da ridirne gli animalisti.

Vorrei essere un gretino insomma. Ma un gretino serio. Uno che al fantomatico j'accuse lanciato a noi giovani ambientalisti radical-chic da un non meglio identificato giornalista di SkyNews Australia, saprebbe rispondergli per le rime. “Voi siete la prima generazione che ha preteso l’aria condizionata in ogni sala d’aula; le vostre lezioni sono tutte fatte al computer; avete un televisore in ogni stanza; passate tutta la giornata a usare mezzi elettronici; invece di camminare a scuola prendete una flotta di mezzi privati che intasano le vie pubbliche; siete i maggiori consumatori di beni di consumo di tutta la storia, comperando in continuazione i più costosi capi di abbigliamento per essere ‘trendy’; la vostra protesta è pubblicizzata con mezzi digitali e elettronici..". Ecco vorrei rispondergli fiero, con i piedi ben piantati nelle mie Birkenstock: "Mio caro signore..". Poi mi fermerei. Anzi mi sveglierei da questo incubo. E mi ricorderei che c'è un vecchio monologo comico di un ahimè trapassato genio, George Carlin, intitolato "Il Pianeta sta bene".

Un evergreen. Quando mi sveglio pensando che vorrei essere un gretino, lo riguardo e capisco tutto. Se al venerdì, quando vi svegliate, rischiate di correre il mio stesso rischio, ve lo consiglio. Perché è lì dentro la risposta.

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