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Il wet market di Lagos: la prossima bomba epidemiologica?

Le immagini-choc del wet market di Lagos sono state pubblicate dall’organizzazione ecologista tedesca Wild@Life, che ne invoca l'immediata chiusura

Il wet market di Lagos: la prossima bomba epidemiologica?

Dopo i cosiddetti wet-market di Wuhan, ossia i mercati caratterizzati dallo smercio e dalla macellazione della carne di animali selvatici e che sono stati bollati come epicentro della pandemia di Covid, la prossima bomba epidemiologica potrebbero essere le bancarelle di una metropoli africana. Recenti inchieste di organizzazioni animaliste hanno infatti denunciato il fatto che, nel mondo, continuerebbero a svolgersi e a prosperare mercatini in cui si vendono, in condizioni igieniche spaventose, bestie esotiche, che vengono perfino macellate sugli stessi banconi dei venditori. L’ultimo esempio di wet market, in cui venditori ambulanti e animali si trovano in assoluta promiscuità e quindi a forte rischio di trasmissione di virus dalle bestie agli uomini, è il cosiddetto mercato del pesce di Lagos, in Nigeria.

Un recente video-denuncia realizzato dall’organizzazione ecologista tedesca Wild@Life mostra infatti che nella metropoli nigeriana è presente un mercato analogo, per quanto riguarda l’assenza di precauzioni igieniche e le crudeltà inferte agli animali in vendita, al famigerato wet market di Wuhan. In base all’inchiesta condotta dalla ong, nella metropoli nigeriana prolifererebbero infatti bancarelle dove verrebbero esibiti in vendita in gabbia diversi animali selvatici, morti o semimorti: pangolini, scimmie, coccodrilli, serpenti, tartarughe, civette. Proprio tali volatili notturni, hanno ricordato con preoccupazione gli esperti di Wild@Life, hanno rivestito, nel 2002, il ruolo di intermediari nel passaggio dai pipistrelli all’uomo del virus della Sars. Alcuni video girati dalla stessa organizzazione in quella zona di Lagos mostrano, ad esempio, un ambulante mentre fa bollire, in una pentola di acqua putrida, un cane ancora vivo. Un altro clip immortala invece un macellaio del posto mentre scuoia con un coltello un coccodrillo, rimuovendogli una per una le scaglie della faccia. Gli attivisti dell’ong tedesca hanno ultimamente raccontato di essere riusciti a salvare dalle bancarelle di Lagos due pangolini e una tartaruga marina, tutti destinati altrimenti a finire bolliti vivi.

Carly G Åhlén, esponente di Wild@Life, ha quindi commentato la pubblicazione delle scioccanti immagini provenienti dalla Nigeria evidenziando che il fenomeno dei wet market grondanti di sangue non riguarda solamente Wuhan o la Cina, ma è una bomba epidemiologica pronta a esplodere in tante altre parti del globo: “Non è solamente la Cina che ha una predilezione per le specie animali a rischio estinzione come i pangolini o i primati. Speriamo di conseguenza che le nostre foto-denuncia possano servire ad assicurare giustizia alle specie in pericolo e a fermare i crimini contro la fauna selvatica prima che sia troppo tardi per gli animali”.

Egli ha così invocato l’immediata chiusura dei wet market sparsi per tutti i continenti, allo scopo di scongiurare nuovi focolai pandemici: “Dobbiamo chiudere quei mercati a livello globale se vogliamo davvero vivere in equilibrio con il nostro pianeta e se vogliamo evitare che si verifichino nuove pandemie”.

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