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Da Yahoo! a Michelle Obama: l'America è sotto attacco hacker

Allarme alla Casa Bianca: clonato il passaporto della First Lady. Rubate le password a mezzo miliardo di utenti di Yahoo!. Il colosso di internet accusa: "C'è dietro uno Stato straniero"

Da Yahoo! a Michelle Obama: l'America è sotto attacco hacker

L'America in ginocchio per un massiccio attacco hacker. L'immagine di quella che sembra la copia scannerizzata del passaporto di Michelle Obama ha fatto scattare l'allarme. Nei giorni scorsi erano già state diffuse anche le mail personali di Colin Powell e di alcuni dipendenti di basso livello del governo. Sebbene la Casa Bianca non abbia rilasciato commenti, è palpabile lo stato di accerchiamento informatico del Paese. Anche perché nelle stesse ore Yahoo! ha confermato di essere stato colpito da hacker. A farne le spese sono "almeno 500 milioni di utenti".

Il caso più inquietante riguarda sicuramente la first lady, ma l'hackeraggio di mezzo miliardo di passward di Yahoo! interessa sicuramente più persone. I due colpi, almeno per il momento, non sarebbero legati ma gettano, comunque, gli Stati Uniti in un incubo senza precedenti. Il sito di hacker che nei giorni scorsi ha pubblicato le mail di Colin Powell colpisce ancora e questa vota pubblica quella che appare essere la foto del passaporto di Michelle Obama. Il sito Politico precisa di non aver avuto un commento sulla notizia né dalla Casa Bianca né dal Secret Service, il corpo preposto alla sicurezza della first family americana. La notte scorsa Dc Leaks, il sito che gli esperti di cybersicurezza ritengono legato agli hacker russi responsabili nei mesi scorsi degli attacchi alla rete informatica della campagna elettorale, ha anche pubblicato le mail personali di un dipendente della Casa Bianca che starebbe lavorando anche per la campagna di Hillary Clinton.

La tensione è palpabile anche al quartier generale di Yahoo!. Il colosso fondato nel 1994 da David Filo e Jerry Yang ha ammesso che "alcune informazioni" dei suoi utenti sono state rubate dal network dell'azienda "alla fine del 2014" da quello che crede un entità "sostenuta da uno Stato". È, tuttavia, escluso che quest'ultimo sia ancora nel suo sistema informatico. A essere stati violati da pirati informatici potrebbero essere nomi, indirizzi email, numeri di telefono, date di nascita, password create con la tecnica dell'hashing e in alcuni casi le domande e risposte di sicurezza. Stando all'inchiesta condotta dal gruppo californiano, non sembra che gli hacker siano riusciti a mettere le mani sui dati di carte di credito o di conti bancari.

Il motivo è che questa tipologia di dati non viene conservata nella rete oggetto di furto.

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