Moneglia, il posteggio non si trova nemmeno a pagarlo

Moneglia, il posteggio non si trova nemmeno a pagarlo

Ci arrivi ficcandoti nelle gallerie-budello. Moneglia di là dal tunnel è la bellezza dopo il buio. Spiagge e borgo e il senso anomalo dell'isola. Ma ad arrivarci di venerdì per il classico weekend, rischi subito la crisi-di-panico-da-parcheggio. Assenza cronica, anche pagando, a e problema annoso. Ti suggeriscono quello della Secca, già campo sportivo in inverno, giusto prima dell'ultima galleria. Ti mentalizzi sul sito, beh lì c'è spazio di sicuro, ma vieni in vacanza, vorresti l'auto quasi alla porta d'ingresso, ti aspetti che un borgo a vocazione turistica sui parcheggi ci si spacchi il cervello. Macché, c'è La Secca, sotto il sole, magari con i bagagli e scarpinata fino al borgo. Sabato assolutamente in spiaggia. L'hai vista dall'alto: sabbia e di fronte la diga di scogli e il mare aperto; delizioso. Ti pucci, acqua bassa, te la ricordavi un po' più profonda, ma ti consola la Bandiera Blu al pennone. Senti i mugugni degli indigeni piazzati al bar dei bagni di fronte al mare, parlano di insabbiamento e del livello sempre più basso dell'acqua. Scuotono la testa e si sprecano in commenti sull'amministrazione che gestisce i problemi quando deflagrano, ma non fa nulla per prevenirli, soprattutto, fa fatica a comunicare. Li lasci a masticare i problemi soliti e fai due passi nel borgo: cassonetti traboccanti e maleodoranti, sacchetti addossati in attesa. Sanificazione dei cassonetti quando? Viri per evitare le zaffate: questa la vocazione turistica di anni? Certo che la stagionalità pesa e moltiplica in estate le magagne camuffate in inverno, e sicuramente le risorse umane a disposizione sono quelle che sono, ma il risultato non ammette giustificazioni. Appena dietro il borgo la collina, apprezzata per la sua bellezza sbattuta sul mare e soprattutto i suoi ristorantini all'ombra dei pergolati, dove il tipico culinario si shakera con i profumi della macchia e il salmastro. Provi a salire, strade strette e piene di buche, scarsa manutenzione, interventi a spot per tamponare e arredi minimi nelle frazioni con evidente bisogno di sistemazione. Peccato, tanta bellezza mollata un po' al suo destino. Questione di priorità forse, ma il territorio si vende in toto, soprattutto quando ha certi requisiti che sono come il miele per le api.

E sembra inconcepibile che un sito di pregio come la torre di Villa Franca, fortezza costruita dalla Repubblica di Genova nel 1130, con parco e terrazza vista mozzafiato sul golfo, gioiellino artistico (peraltro già oggetto di interventi di restauro) da spendersi, sia in condizioni di degrado. Ma è un po' la storia di questi posti liguri davanti al mare che, turistici per natura, dovrebbero mostrane invece la piena consapevolezza.

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