Monferace, il Grignolino del futuro

I l Grignolino è stato il vino preferito dai Savoia ma poi è stato un po' dimenticato, messo in ombra di grandi piemontesi da uve Nebbiolo. Hanno deciso di rilanciarlo si sono messi insieme in dieci. Dieci aziende avanguardiste del Monferrato, a cavallo tra le province di Asti e di Alessandria, che si sono date regole molto stringenti (solo uve 100 per cento Grigonolino provenienti da vigne o da «cru» ammessi in un albo, solo nelle annate «giuste», solo con resa massima di 70 quintali per ettaro e solo quando una commissione d'assaggio dia il via libera) per produrre un vino dal carattere ribelle, selvaggio, pochissimo accondiscendente e modaiolo, caratterizzato da un colore rubino chiaro con «unghie» aranciate, da un naso di frutti rossi e spezie e con un ampio catalogo di suggestioni e da una bocca tipicamente tannica che con gli anni smussa gli spigoli trovando lampi di classe.

La prima annata di questo «nuovo» vecchio vino, ribattezzato Monferace, è quella che trae origine dalla vendemmia 2015 ed è stata presentata al castello di Ponzano dalla padrona di casa Simona Cavallero, dal presidente Guido Carlo Alleva e dal vicepresidente, l'enologo Mario Ronco. Una degustazione delle dieci bottiglie è stata curata dalla Master of Wine svizzera Robin Kick. I dici vini sono il Bricco del Bosco Vigne Vecchie di Accornero, l'Alemat, il Golden Arbian di Paolo Angelini, il Castello di Uviglie, il Fiamengh di Tenuta La Fiammenga, il Brasal di Sulin, il Tenuta Tenaglia, il San Bastiano di Tenuta Santa Caterina, l'Uccelletta di Vicara, il Fratelli Natta. Non faremo classifiche anche se chiaramente qualcuno ci ha convinto di più.

Ma ci ha colpito l'alto livello di qualità media e l'identità comune pur se con espressioni individuali molto differenti. Una Riserva elegante e austera in grado di soddisfare gli enoappassionati e di rilanciare il Grignolino sulle scene dei vini che contano.

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