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«Un monito per chi abusa delle donne»

È finita. Era iniziata quasi due anni fa e da subito è parsa una storia troppo assurda per essere vera. Così cruenta e insieme così vicina alla quotidianità di ognuno per non provocare, spontaneo, un brivido lungo la schiena. È finita come dovrebbe finire ogni brutta storia vera: in un’aula di tribunale, con la giustizia che fa il suo corso. Velocemente. E trova e punisce il colpevole. Romulus Nicolae Mailat, Mailat e basta come tutti abbiamo imparato a conoscerlo e ricordarlo in questi mesi, ha avuto l’ergastolo. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’appello, quella stessa corte a cui lui era andato a bussare perché i 29 anni presi in primo grado gli erano sembrati una pena eccessiva, smodata, ingiustificata e, dunque, ingiustificabile.
Gianni Alemanno, che è diventato primo cittadino della capitale pure per la crudezza di un episodio che ha dimostrato che la Roma veltroniana era tutt’altro che un’isola felice, ieri ha fotografato molto bene la situazione: «La durezza della sentenza di appello - ha detto - interpreta pienamente il sentimento di giustizia non solo della famiglia della vittima, ma di tutti i cittadini romani». Poi una chiosa che si lega all’attualità, una sorta di messaggio per niente in codice recapitato fino alle stanze in cui si nasconde lo stupratore seriale della Bufalotta e Tor Carbone, e non certo solo a lui: «Questo verdetto sia di monito rispetto a ogni tentazione di abuso delle donne della nostra città».
Soddisfatto è pure Gianni Sammarco, deputato e coordinatore romano del Pdl: «L’ergastolo a Mailat - spiega - oltre a punire doverosamente un assassino disumano, dimostra anche che non esiste una giustizia morbida in Italia. Non siamo il paese dell’impunità dove poter delinquere liberamente».
Il coro di reazioni è lungo, lunghissimo: tutti vogliono dire la loro e partecipare a quella che, di fatto, è una sorta di catarsi collettiva. La senatrice Anna Bonfrisco «ringrazia la magistratura italiana che ha scritto una pagina giusta che ripaga, anche se solo in parte, il dolore e l’ansia di giustizia della famiglia Reggiani e di noi tutti cittadini italiani». Fabio Rampelli, deputato del Pdl, chiede di guardare oltre: «Ora - sottolinea - occorre bonificare il territorio, città per città, da tutte le cause infestanti che lasciano attecchire fenomeni delinquenziali, fare prevenzione, creare luoghi di aggregazione e socialità nelle periferie urbane, dare un cuore e un’identità a ogni quartiere».
Fabrizio Santori, presidente della commissione Sicurezza del Comune, dice che «oggi sentiamo con ancora più responsabilità l’impegno assunto con i cittadini di rendere Roma una città sicura»; esulta invece Barbara Saltamartini, deputata e responsabile delle Pari Opportunità del Pdl: «Giudico particolarmente importante che la corte abbia riconosciuto questo barbaro delitto in tutta la sua efferatezza, con l’esclusione di qualunque attenuante generica. Nel nostro Paese chi abusa di una donna, addirittura fino a toglierle la vita, deve sapere che non avrà sconti, che non ci sarà lassismo, che andrà incontro a una giustizia corretta ma ferrea. E proprio in questa direzione abbiamo concepito la nuova normativa di contrasto alla violenza sessuale, che sta per terminare il suo iter di approvazione alla Camera. Un testo molto importante poiché non solo inasprisce le pene i reati a sfondo sessuale ma ne garantisce la certezza».

È proprio questo il concetto forte, che emerge e ricorre: non basta trovare il colpevole, occorre pure fare in modo che sia punito in maniera esemplare. Non è una questione di vendetta o, peggio, di crudele accanimento. Si tratta, banalmente, di giustizia.

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