La montagna partorisce il punticino

C’era, in effetti, un’aria non buona: chi ha visto tante di queste partite, negli anni buoni e in quelli non buoni, lo sa. Prima l’Inter che vince all’ultimo minuto (un po’ per uno, vero Bauscioni?) dando pressione alla classifica. Poi troppo libero e infruttuoso il palleggio nei primi minuti, poi il Lecce che prende coraggio a sprazzi, poi il gol sbagliato da Borriello, poi Kakà che non trova lo spazio per allungare la falcata e sbaglia anche lui un gol. Ma in fondo la Lepre, dopo tante veroniche aveva trovato il pertugio giusto, premiando una squadra che nel secondo tempo aveva fatto il suo, spingendo l’avversario in un angolo. Si chiude dunque, con un punticello striminzito, la settimana che, dopo lunghissima rincorsa, avrebbe dovuto consolidare il primo posto. Diciamo che il «fattore C.», ieri, aleggiava altrove. Se fossi uno sparagnino che spacca il capello in quattro direi che la punizione fatale non c’era. Se fossi un ex arbitro da salotto direi che c’era, invece, un rigore su Bonera. Se fossi un tecnico direi che Pato+Inzaghi è stata una scelta troppo sbilanciante. Ma sono uno scribacchino rossonero. E dico che va bene così.

Perché se Dinho continua a lavorare bene, Zambrotta si scrolla di dosso 4 o 5 anni e Borriello trova il gol che meriterebbe...

PS Giovedì a San Siro s’è visto il miglior arbitro del mondo. Non so come si chiama. So che ha fischiato soltanto 5 o 6 volte. A qualcuno dovrebbero fischiare le orecchie...

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