Montecarlo, il ministro conferma: "Lettera vera"

Il Fatto ha la prova che la macchinazione anti-Fini non esiste: il ministro di Santa Lucia Francis ammette che il documento è vero e spiegherà tutto. Bocchino attacca: "E' stato Lavitola, è vicino a Palazzo Chigi e ha girato il Sud America". La replica: "Accuse false, querelo"

Montecarlo, il ministro conferma: "Lettera vera"

Santo Domingo - Quella che sembrava una patacca, spacciata per balla costruita ad arte e amplificata da qualche giornalista gonzo di Santo Domingo, è una notizia. Vera e verificata. E a spiegarlo non è solo qualche cronista caraibico, ma il ministro della Giustizia di Saint Lucia, Lorenzo Rudolph Francis. Lo spiega - come se non bastasse - al più antiberlusconiano tra i quotidiani italiani, Il Fatto quotidiano di Travaglio, che forse per questo ieri ad Annozero ha accuratamente evitato di parlare dell’affaire Fini. Nell’intervista in edicola oggi, il ministro sostiene quel che Il Giornale ripete da giorni: la lettera da lui inviata al primo ministro dello Stato caraibico, Stephenson King, in cui si conferma che la Timara ltd è di proprietà di Giancarlo Tulliani, è autentica.

E pensare che per tutta la giornata di ieri quella lettera era sembrata solo una montatura e che proprio l’edizione on line del Fatto lo sosteneva con forza nel pomeriggio: la carta di quel documento non è ufficiale. Già. Almeno fino a sera, quando il ministro Francis non ha a sua volta smentito la stamperia di Stato di Saint Lucia. Eppure la verità era lì, e i giornalisti di Santo Domingo la sostenevano a gran voce: «Non originale? Che vuol dire? Quel documento è ufficiale. È su carta intestata dell’esecutivo di Saint Lucia, se fosse falso immagino che uno Stato sovrano avrebbe smentito nel giro di un quarto d’ora, no? D’altra parte a fugare ogni dubbio dovrebbe essere, presto, proprio il ministero della giustizia di Saint Lucia, che nel fine settimana, a quanto si diceva nell’ambiente, dovrebbe organizzare una conferenza stampa. Proprio per illustrare questa indagine, e per rispondere a domande sulla vicenda di cui si parla in questo documento». A parlare è José Antonio Torres, redattore del quotidiano El Nacional di Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, che martedì ha pubblicato sul sito web la missiva «privata e confidenziale» spedita al primo ministro dal ministro della Giustizia. Una lettera, come noto, in cui viene detto che in seguito a un’indagine della direzione dei servizi finanziari dell’isola, «è stato anche possibile dimostrare che il beneficiario effettivo della compagnia (Timara Ltd, proprietaria dell’immobile di Montecarlo donato dalla contessa Colleoni ad An, ndr) è il signor Giancarlo Tulliani».

E a ricevere quel documento, martedì poco dopo mezzogiorno, è stato proprio Torres. La genesi dello «scoop caraibico» la racconta così il vicedirettore del quotidiano El Nacional, Bolivar Diaz Gomez, stupito del clamore che la notizia ha sollevato in Italia. Al primo piano del palazzone azzurro (che ospita anche il quotidiano Hoy) sulla avenida San Martìn, nella capitale della Repubblica Dominicana, in camicia bianca a righe blu, Diaz Gomez legge incuriosito la prima pagina del Giornale di mercoledì. Sorride: «Il nostro documento ha fatto questo?», esclama, indicando il titolo di prima pagina («Ecco la prova»). Poi ci spiega come è andata, tre giorni fa. «Noi chiudiamo l’edizione cartacea alle 12, lavoriamo solo la mattina. Martedì il nostro giornalista Torres ha ricevuto quel documento via e-mail da un collega, Mario Sanchez, responsabile delle comunicazioni del Parlacen, il parlamento Centroamericano, un’organismo transnazionale senza poteri decisionali. Ma l’edizione di martedì era già andata in stampa. Quindi era tardi per pubblicare la notizia sul giornale. Però di quel documento aveva già parlato, pur senza averlo, il quotidiano Listin Diario il giorno precedente, e credo anche Diario Libre, un quotidiano gratuito. Insomma, la notizia era calda. E così abbiamo deciso di pubblicarlo subito, anche se solo sul sito web». Ma c’è di più. «Onestamente, né io né il vicedirettore conoscevamo nei dettagli questa storia di Montecarlo – interviene il caporedattore del Nacional, Hector Minaya – ma Torres ne sapeva di più, e ha detto che questo era un documento importante. Non potendo mandarlo in stampa, vista l’ora, abbiamo scelto di metterlo comunque sull’edizione online, tutto qui».

Fin qui la cronistoria della «pubblicazione» della lettera. Qualche dettaglio in più lo aggiunge proprio Torres. «Non ho avuto motivo di ritenere che la carta non fosse autentica. Mario Sanchez, guatemalteco, fa parte di un’associazione di giornalisti caraibici alla quale sono iscritto anche io. È frequente lo scambio di documenti tra di noi. Io conoscevo un po’ la storia di questa casa contesa a Montecarlo, di questa vendita poco chiara, e sapevo che c’erano dietro delle società di Saint Lucia e che era coinvolto il presidente del parlamento italiano». Il giornalista della Repubblica Dominicana non è troppo stupito che un «paradiso fiscale» dove di solito regna incontrastato il segreto su conti correnti e fiduciari abbia lasciato aprire una breccia. Non è il caso di scomodare scenari misteriosi, 007 o complotti internazionali? «Direi di no – risponde José allargando le braccia – almeno per quello che posso dire io. Per quanto ne so, l’indagine finanziaria sarebbe partita proprio perché c’erano di mezzo queste società off-shore di Saint Lucia coinvolte nello scandalo sollevato dal vostro giornale. D’altra parte nel documento si fa accenno esplicito al timore di cattiva pubblicità. Questa lettera peraltro sarebbe stata fatta filtrare già qualche giorno fa a giornali e media di Saint Lucia. Poiché molti colleghi di lì fanno parte della nostra associazione – continua - evidentemente Sanchez ne è entrato in possesso e me l’ha girata. A titolo personale, come collega, non come direttore delle comunicazioni del Parlacen. Ma, come ho detto, non è più un segreto. Penso che il governo di Saint Lucia presto vorrà chiarire tutto, rispetto a quel documento».
Qualche chilometro più in là, nel traffico impazzito della Capitale, ci ritroviamo nella redazione del giornale Diario el Diario. Nella stanza del direttore Ruddy Gonzales, celebre corrispondente dell’Associated Press per 22 anni, aggiungiamo un altro tassello al mosaico del documento che – se confermato dalle autorità di Saint Lucia – chiuderebbe definitivamente uno scandalo che già di per sé dovrebbe far riflettere i cultori dei servizi deviati. «Le cose stanno così. Per quanto ne sappia su questo pezzo di carta non c’è alcun dubbio anche perché la fonte che ce l’ha passato è di altissima affidabilità. Dirò di più: la nostra fonte non ha alcun legame di tipo politico né con l’Italia né con lo stato di Saint Lucia, e si è sempre dimostrata attendibile». Ok, certo. Attendibile. Ma si può sapere chi è? Ci si può parlare? «Capisco il vostro interesse e l’importanza che in Italia può ricoprire questa notizia però sapete bene che le fonti sono sacre, non posso riferire nulla al riguardo». È importante in Italia, non dovrebbe esserlo a Santa Lucia. «No, non è così.

Per noi – insiste Gonzales - quel documento è di una certa rilevanza perché coinvolge l’attività di alcune società di Saint Lucia. Concordo che forse non era una notizia da prima pagina ma non potevamo nasconderla, per questo l’abbiamo messa dentro».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica