Rodolfo Parietti
da Milano
Un contributo attivo allo sviluppo del mercato finanziario attraverso una maggiore presenza nel capitale di rischio delle imprese. La sollecitazione porta la firma del presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ed è rivolta alle compagnie di assicurazione. Un invito chiaro, di fronte al quale il numero uno dellAnia Fabio Cerchiai non si sottrae: siamo pronti - è la replica - a investire in titoli di debito delle imprese.
Montezemolo e Cerchiai si ritrovano sulla stessa lunghezza donda durante lassemblea annuale dellAnia. Toni concilianti che stridono con la vis polemica sulle tariffe RcAuto che continua a contrapporre le compagnie alle associazioni dei consumatori. Con le prime che negano i rincari, giudicati da Cerchiai «inesistenti» negli ultimi due anni, e con le altre che pretendono riduzioni immediate del 15-18%, spalleggiate dal ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola, secondo il quale i prezzi «sono ancora troppo elevati».
A evitare al comparto di cader vittima di una sindrome da accerchiamento, provvede Montezemolo con la sollecitazione a una partecipazione più attiva nelle imprese. Basta, dice subito il leader degli industriali, con le divisioni: i problemi dellindustria sono quelli delle assicurazioni e viceversa, al punto che «le distinzioni in termini di rappresentanza che ci si impongono sembrano artificiose». Occorre quindi rafforzare i legami che già esistono tra i due mondi: sotto questo profilo, dice Montezemolo, il protocollo dintesa sulla tutela ambientale, che Ania e Confindustria dovrebbero siglare in ottobre, è un primo passo importante. Ma di più va fatto. Nelle compagnie, «primari investitori istituzionali», Montezemolo vede il soggetto che può garantire lo sviluppo del mercato finanziario che «ha bisogno di una modernizzazione degli assetti proprietari e di una maggiore facilità di accesso al capitale di rischio». È un contributo che le compagnie possono offrire anche per migliorare lefficienza della sanità, della previdenza e dellassistenza, così da «fornire ai cittadini servizi di qualità» e uscire «dal dogmatismo di opporre pubblico e privato».
La risposta al leader di Confindustria non tarda ad arrivare. «Ferma la prudenza degli investimenti e la qualità dei soggetti su cui investire - afferma Cerchiai - siamo pronti a investire in titoli di debito di imprese con rating adeguato». In fondo, è un percorso quasi obbligato: «Non è possibile continuare a investire solo in titoli di Stato, soprattutto considerando i bassi tassi di interesse».
Il positivo stato di salute economica del settore è comunque testimoniato dal risultato di esercizio 2004, pari a 5,32 miliardi di euro (3,79 nel 2003), e da un rapporto tra utili netti e capitale proprio (Roe) del 13,8% (10,6%). «Il tasso di crescita annuo dei premi lordi per l'industria - ha però spiegato Cerchiai - nel suo insieme è stato il più basso degli ultimi dieci anni, 3,4% (10,2% nel 2003)».
Cerchiai si è infine soffermato sul passaggio allindennizzo diretto obbligatorio, considerato sensato solo se «vengono eliminati i costi impropri che gravano sulla liquidazione dei sinistri: tra questi, le spese legali o di assistenza infortunistica».
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