Montezemolo: «Eravamo pronti a lasciare la F1»

E Todt: «L’uomo delle fotocopie che ci ha avvisato? Brava persona, è stato nostro ospite con la famiglia»

nostro inviato

a Maranello

Tortellini in brodo e Kimi Raikkonen, filetto, speck e spy story, lenticchie e dati di bilancio alle stelle. La cena di Natale in casa Ferrari racconta il menù e un mondiale «più bello perché inaspettato», di un campionato «davvero sofferto» e della nuova Rossa affidata a Stefano Domenicali, successore di Jean Todt a capo della Gestione sportiva. «Mi dica, Domenicali, come sarà la squadra in pista?», chiede il giornalista Luca di Montezemolo, «e mi dica ancora, Domenicali, quando scade il contratto di Raikkonen?», incalza il giornalista presidente della Ferrari. Tra tortellini, lenticchie e lambrusco, si scopre che la scelta Fia di ridurre l’elettronica per abbassare i costi gli piace molto, «pensate che la Marelli era pronta a far girare sulla nostra pista un’auto senza piloti...». Soprattutto si scopre che «la nuova Ferrari verrà svelata il 6 gennaio, primo test a Fiorano il giorno dopo» rivela il numero uno, non nascondendo la fierezza per un esordio così anticipato, sintomo di un lavoro che va a gonfie vele perché «i nostri punti di forza per il 2008 sono l’evoluzione di una macchina già molto forte e Raikkonen che ha ormai pagato il noviziato». Quindi il riassunto della stagione vista dalle segrete stanze maranelliane, per esempio il primo contatto con quell’anonimo cartolaio inglese che «mi ricordo - racconta Montezemolo - spedì una e-mail a Domenicali, raccontava di tutti quei fogli siglati Ferrari che gli toccava fotocopiare... Temevamo fosse un mitomane, mi raccomando controllate bene, dissi».
Non era un mitomane allora ed è un benefattore adesso. «Se non ci fosse stato quel signore, credetemi, non avremmo mai saputo nulla e nessuno (sottinteso Ron Dennis) ci avrebbe mai detto una parola». Insomma, la McLaren-Mercedes l’avrebbe fatta franca. Già, c’è di mezzo anche il costruttore tedesco. Montezemolo si fa scuro: «Sono stupito, ma sto zitto sull’altra metà della McLaren. Se fossi solo il presidente della Ferrari avrei molto da dire, ma sono anche il presidente della Fiat... Per cui sto zitto». Un silenzio molto rumoroso, però. Curiosità: socio Ferrari a vita, tessera onoraria, abbonamento perenne a dei giri in pista assieme a Schumi, Raikkonen e Massa, insomma, come diavolo avete ringraziato quel cartolaio inglese? «La Ferrari ha grande memoria - risponde l’ad Todt -. Quel signore si è comportato da brava persona. Per questo è stato nostro ospite al Mugello, nei giorni della celebrazione mondiale. È venuto con moglie e figli, e per lui c’è e ci sarà sempre un invito permanente a venirci a trovare, qui, quando lo vuole».
Quindi la conferma di quel che in molti avevano intuito in quei drammatici giorni di luglio, quando la McLaren, di fatto, passò indenne il primo processo. Aveva pensato di ritirare la Ferrari dalla F1? «Sì - risponde Montezemolo -. Avevamo le prove certe dello spionaggio da parte della McLaren eppure loro smentivano tutto e c’era chi addirittura voleva farci passare come un gruppo di mitomani. Poi, pochi giorni fa, ci hanno chiesto scusa, in ritardo, ammettendo di aver mentito, di aver mantenuto un atteggiamento sleale». «Si pensi - gli fa eco Todt - che nel secondo processo, a settembre, si sono presentati con un documento firmato da 200 loro manager in cui dicevano che mai avevano visto dati Ferrari... E ora quella lettera di scuse e l’ammissione di tutto... Significa che avevano costretto i loro uomini a dichiarare il falso».
Il dolce arriva quando Montezemolo parla dei suoi piloti. «Raikkonen? Mi piace tantissimo, è coraggioso, non si lamenta mai, è correttissimo, scherzando gli ho detto “so che la McLaren ti rivorrebbere...” e lui: “Io resterò ferrarista a vita”». E Massa? «Se non ha lottato per il titolo fino al termine è colpa nostra»; e Schumi? «Se non ci fossero troppe conferenze e impegni extra, e potesse, invece, solo correre, sarebbe rimasto altri due anni in F1».

Il dolce si fa calorico quando snocciola i dati dell’azienda Rossa che va a gonfie vele, quando confessa «sono molto molto stanco, non vedo l’ora di tornare ad essere più presente a Maranello». Il dolce si fa un poco amaro solo quando gli chiedono se entrerà in politica. Non ha voglia di parlarne. Dice «No». Per ora.

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