Montezemolo fa il processo alla politica e al governo. Prodi: si commenta da solo

Il presidente di Confindustria all'assemblea annuale attacca a tutto campo: "La politica non ha la forza per dar vita a un grande progetto Paese". Critiche a Bertinotti e all'Unione. Casini: "E' sceso in campo...". L'imbarazzo di Prodi. Le reazioni

Montezemolo fa il processo alla politica e al governo. Prodi: si commenta da solo

Roma - La ripresa economica italiana è tutta merito dell’industria. E al presidente della Camera Fausto Bertinotti che aveva definito "impresentabile" il capitalismo italiano, Luca Cordero di Montezemolo risponde che impresentabile è chi non risolve i problemi del Paese, un Paese per il quale c’è bisogno di una leadership forte, leadership per la quale sembra candidarsi.
Dopo settimane di polemiche tra imprenditori e politici il presidente degli industriali, giunto al suo ultimo anno di mandato, attacca una politica che costa troppo all’Italia, quasi 4 miliardi: "In quale altro Paese i partiti politici sono così pesanti e così numerosi?" Passaggi forti che occupano gran parte della relazione del presidente di Confindustra: tutta la lunga prima parte e quella, altrettanto lunga, finale. Un richiamo insistito e dai toni perentori, appena attenuato da qualche accennato riconoscimento al governo Prodi sulle liberalizzazioni. Ogni volta che Montezemolo gira uno dei 37 fogli della sua relazione, mentre l’assemblea entusiasta applaude, si incupiscono i volti della prima fila dell’auditorium di Renzo Piano, occupata da Romano Prodi e mezzo governo, leader politici, sindaci ed amministratori locali.
Ripresa merito delle imprese "La ripresa dell’economia italiana viene tutta dalle imprese e dal mercato", dice subito Montezemolo, ma è una ripresa "fragile e si spegnerà rapidamente se saremo lasciati soli". Da qui la risposta, dura, a Bertinotti. "Figure di primissimo piano delle istituzioni si spingono a dipingere come impresentabile il capitalismo italiano, senza che si alzi una sola voce dal mondo della politica a smentire questa autentica falsità", ha detto Montezemolo ottenendo un lungo apllauso.
Poi ha citato una icona della politica occidentale del XX secolo, Winston Churchill: "L’idea del comunismo è che fare profitti sia un vizio, ma io credo che il vero vizio consista nel subire delle perdite", dice lo statista inglese. Ed oggi l’imprenditore "è sempre più consapevole del proprio ruolo sociale". L’affondo continua: "Abbiamo sempre sostenuto che il successo di un’azienda lo fa chi la gestisce e chi lavora, non la politica", quindi occorre "creare un sistema Paese in grado di attrarre è un lavoro molto più serio, difficile e complesso che non è quello di sponsorizzare cordate o fondare l’ennesima società a controllo pubblico".
Costi della politica e tasse troppo alti I cahiers de doléances sono interminabili ed ogni passaggio è sottolineato da generosi applausi della platea, sempre più entusiasta del suo leader: politici che costano all’Italia più che a Francia, Germania, Regno Unito e Spagna messi insieme, politica industriale, del lavoro, tasse, trasporti e infrastrutture... Senza risparmiare qualche concessione a battute di facile effetto: i funerali gratis, benefit dei politici in Veneto, gli asili nido che ci si potrebbe pagare con gli stipendi dei consiglieri nelle aziende pubbliche... "Noi vogliamo un’Italia diversa, un Paese in grado di incoraggiare chi vuole crescere... La parola evocativa di questo sogno è merito, nel senso di premiare chi merita", ha detto Montezemolo introducendo il lungo capitolo finale sulla necessità di una nuova, vera leadership.
Sinistra antindustriale "La politica è forte solo quando sono forti le sue idee, le soluzioni che propone, gli scenari che offre al Paese e sui quali mobilita le passioni", dice Montezemolo con un occhio a Bertinotti ed al resto della maggioranza: invece "prevale l’occupazione della società da parte dei partiti e la statalizzazione avanza senza controllo attraverso canali subdoli e non dichiarati" con un "neointerventismo pubblico che nasconde la convinzione che il peggiore gestore pubblico sia preferibile al migliore imprenditore privato".

Capacità di leadership Perciò "serve capacità di leadership, perché mai come oggi la qualità di una classe dirigente si misura sulla sua capacità di governare il cambiamento" e "capacità di leadership vuol dire soprattutto riconoscere che la cultura del rischio è un valore". Chi meglio di un imprenditore capace di interpretare il futuro può interpretare questa leadership? Ma c’è un tarlo che si insinua nelle pagine della relazione di Montezemolo: è là dove il candidato leader del Paese riconosce che le banche hanno ottenuto nel Paese risultati "straordinari" e che sono fondamentali nella battaglia di concorrenza e internazionalizzazione delle nostre industrie.

Ma se le banche entrano negli equilibri del nostro mondo industriale ne cambiano gli assetti politici, sui quali affonda le sue redici ogni candidato leader. Con questa apparente candidatura alla guida del Paese, Montezemolo avvia ufficialmente la gara la sua successione in Confindustria, un processo che occuperà i prossimi 12 mesi.

 

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