Montezemolo scalda i motori: «Devo fare qualcosa per l’Italia»

RomaEcco la «simpatica» eco-borsa di tela, la chiavetta usb, il braccialetto rosso. Rosso Ferrari, ovviamente. Il kit è pronto e anche la discesa in pista pare ormai matura. «Ho il dovere di fare qualcosa per il mio Paese - dice infatti Luca di Montezemolo - è l’ora di uscire dal proprio particolare recinto per contribuire al bene comune». E ancora: «Serve discontinuità con il passato. Basta con i superuomini, il periodo dell’one man show è finito».
Sì, sembra davvero un ingresso in campo, un tuffo nella politica. Luca si butta al centro, a destra, a sinistra? In realtà il presidente del Cavallino a candidarsi non ci pensa per niente. Tanto meno adesso, con la prospettiva delle elezioni anticipate. In futuro chissà. E anche quel riferimento all’uomo solo, giura, non è assolutamente da accostare al Cavaliere, con il quale comunque la polemica continua. «Tutti pensano che io alluda a Silvio Berlusconi ma parlo pure di me stesso. Intendo dire che in politica come nelle aziende non si può pensare a una sola persona perché oggi la squadra è fondamentale, bisogna trovare collaboratori sempre più bravi. Certo, Berlusconi ha impersonato molto una politica di tipo personale. Ma sono fasi della storia che cambiano. Per la ricostruzione di un Paese è necessario uno sforzo corale. Ognuno faccia la sua parte».
Dunque, niente attacchi diretti. Però con Palazzo Chigi non c’è nemmeno un gran rapporto, lo si capisce dal battibecco a distanza con il premier che segna tutto l’intervento. Il presidente della Ferrari presentando un rapporto sull’occupazione giovanile preparato dalla sua fondazione ItaliaFutura, dice infatti che «non è possibile continuare ad andare avanti in questa maniera, accettando che la cosa pubblica sia considerata cosa privata dalla politica». Berlusconi gli risponde così: «Il governo fa i fatti, gli altri le chiacchiere». La controreplica è concliante: «Sono d’accordo, mi pare un ottimo auspicio. É bene che il governo agisca, del resto è quello che i cittadini domandano». Poi, parlando delle proposte per i giovani, a Luca scappa un lapsus, magari un po’ freudiano, che scatena gli applausi in platea: «Spero che il governo continui a bruciarsi... voglio dire, a bruciarci sui tempi».
Resta da chiarire il punto iniziale: che cosa vuole fare Montezemolo da grande? Niente di che, spiega, vuole solo «dare una mano» perché c’è molto da fare. «Veniamo da quindici anni di non scelte, l’Italia va ricostruita sotto tanti aspetti. Siamo alla vigilia di una decisione forte. L’obbiettivo è di non lasciare alla politica il monopolio della cosa pubblica, perché si tratta di una cosa nostra e ce ne vogliamo occupare».
Quanto all’orizzonte di ItaliaFutura, «è quello di un Paese reale, non quello di una politica miope e autoreferenziale, è l’orizzonte di una nazione che è stanca di piangersi addosso e che vuole trovare già oggi le idee e le energie per costruire il futuro di domani».

Montezemolo si impegnerà di più nella sua fondazione, per la quale prevede una «fase due» fatta di «maggior presenta sul territorio» e con la società civile. «Vogliamo diventare il luogo dove riunire idee e energie per un processo di ricostruzione corale». Non chiamatelo il partito di Luca però, «piaccia o no alla politica, ItaliaFutura continuerà a far sentire la sua voce»

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