Emanuela Fontana
da Roma
È una reazione fredda allapparenza, gelida nella sostanza, quella del centrosinistra alle dichiarazioni del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo sulla necessità di una «moratoria» tra i poli e alle critiche espresse dallo stesso Montezemolo sul maggioritario allitaliana. Se lex imprenditore era il faro per gli antiberlusconiani dopo il suo ingresso a viale dellAstronomia, ora sembra essere passata molta acqua sotto i ponti di Roma. Soprattutto, si legge un certo stupore nelle reazioni dellUnione a un piccolo «tradimento» pubblico da parte di Montezemolo proprio a pochi mesi dalle elezioni. Stupore dalla sinistra moderata, insofferenza esplicita da quella radicale.
Se Massimo DAlema si mantiene cauto, se Piero Fassino dice che la moratoria proposta dal presidente degli imprenditori è impossibile, ma scaricando le colpe sul centrodestra («il governo cambi impostazioni sulla finanziaria e allora si potrà discutere») è il diessino Gavino Angius, che ha un ruolo di peso nel partito essendo il presidente dei senatori della Quercia, a esprimere il suo sconcerto. Quella di Montezemolo, dichiara Angius, è «una dichiarazione tartufesca, inspiegabile. Si cerchi di mettere daccordo con i suoi colleghi confindustriali», gli manda a dire. È «priva di fondamento», continua il capogruppo Ds, la proposta di Montezemolo di «sostenere che il sistema maggioritario non garantisce la governabilità e che invece lo garantisce il sistema proporzionale». Proprio Angius, tra laltro, era stato uno dei sostenitori più sinceri di Montezemolo al momento della sostituzione di Antonio DAmato: con il nuovo presidente, dichiarava il diessino Angius nel maggio del 2004, si apre «una fase costruttiva, non solo nelle relazioni sociali, e, più in generale, per ristabilire un clima nuovo di cui lItalia ha urgentemente bisogno».
Massimo DAlema sfodera un tatto maggiore, ma le sue non sembrano parole di lode per Montezemolo. Interpellato sui suggerimenti del leader di Confindustria durante la manifestazione dellUnione di ieri, ha prima parlato dellItalia e di macroeconomia: «Per far decollare la progettualità economica del Paese ci vorrebbe una politica economica e una legge Finanziaria che avesse questo scopo». Poi è entrato più nel merito della questione: «La moratoria è una bella parola, ma quando dallaltra parte ci si occupa solo degli affari propri e non degli interessi del Paese lopposizione ha il dovere di opporsi». Se ora il presidente di Confindustria lancia parole belle ma lontane dalla realtà dei fatti, nel febbraio del 2004 DAlema lo incoronava nuovo presidente di Confindustria definendolo luomo «della riapertura del dialogo sociale. Io credo - diceva lex presidente del Consiglio - che il Paese abbia bisogno di dialogo e di concertazione».
Giuliano Amato riprende Montezemolo spiegando che «è vero» che il maggioritario ha portato conflitti, ma che «non è una buona ragione per tornare al proporzionale», e anche nella Margherita si scorgono perplessità dopo le esternazioni di Capri. Il vicecapogruppo alla Camera, Franco Monaco, sottolinea come la Cdl abbia mal interpretato (strumentalizzato) le parole del presidente di Confindustria, ma affonda il colpo: «Montezemolo comunque non è il Vangelo. È un imprenditore illuminato, ma non immune dallantica tentazione di tifare per una politica debole e quindi più condizionabile». Al momento dellelezione di Montezemolo, però, lentusiasmo era stato tangibile a Santi Apostoli: «Si volta pagina» era uno dei commenti più ricorrenti.
Se la sinistra moderata è diplomatica, quella radicale non bada invece agli equilibri tattici. «Come si sa - è stato il commento del segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti - il presidente di Confindustria è un uomo di parte. Fa un appello nella direzione sbagliata e meriterebbe lui di essere appellato affinché venga incontro alle esigenze dei lavoratori».
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