RomaMonti sente forte la pressione dello spread, che comporta maggiori spese sugli interessi del debito pubblico; e le fosche previsioni del calo del Pil che implicano un minor gettito fiscale. Una vera e propria tenaglia che rende il suo cammino ancora più in salita ma il premier non molla: al Senato, dove la sua manovra ottiene il via libera definitivo, Monti fa un appello agli italiani affinché abbiano fiducia nello Stato: «Per superare la crisi dei debiti sovrani è essenziale che tutti guardino con fiducia ai nostri titoli. È essenziale che gli italiani sottoscrivano Bot e Btp le cui rendite sono oggi elevatissime. Occorre che abbiamo fiducia in noi stessi». Nazionalizziamo i nostri debiti, è lurlo di battaglia del premier che nel suo discorso difende a spada tratta la manovra, nonostante gli effetti recessivi della stessa: «È un decreto di estrema urgenza che mette in grado lItalia di affrontare a testa alta la crisi europea - dice - Ed è necessario che lItalia recuperi credibilità». Monti sostiene che le lacrime e il sangue di oggi sono indispensabili per poi sbattere con più forza i pugni sul tavolo europeo. «Non cè crescita senza disciplina finanziaria - afferma - Poi opereremo molto fortemente per far cambiare lEuropa nel senso da tutti auspicato. Sarà il nostro prossimo impegno». Poi spiega: «Serve unEuropa con regole più stringenti, unEuropa più comunitaria (e non al traino di Merkozy, ndr) e più solidale». E dietro quel «solidale» ci sta la prossima battaglia sugli eurobond. Ma prima «servono un paziente lavoro di tessitura e comportamenti coerenti come lapprovazione di questo decreto».
Quindi il premier passa a spiegare la «fase due» del suo governo, tutta incentrata alla crescita. Già alcune cose sono state fatte come «il destinare le risorse alle imprese e al lavoro stabile istituendo un bonus per lassunzione dei giovani, lo sconto Irap e le agevolazioni fiscali per i capitali reinvestiti in azienda». Troppo poco? Monti ammette che «resta da fare un lavoro enorme per liberare leconomia italiana dai freni, opera che il governo realizzerà in parte, con laiuto del Parlamento». Monti parla di «piombo di una situazione finanziaria grave» ma lancia i suoi prossimi obiettivi: liberalizzazioni («Siamo pronti ad azioni coraggiose») e riforma del mercato del lavoro, ossia le altre due riforme strutturali dopo quella del sistema pensionistico. Sul terreno delicato del mercato del lavoro Monti si tiene alla larga dallarticolo 18, che non cita mai, ma giura: «Per il tema chiave del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, sarà necessario e possibile procedere con le forze politiche e sociali in modo diverso da quello usato finora». Poi verrà aggredita la spesa pubblica: «Faremo un lavoro intenso su questo versante, a partire dallamministrazione centrale dello Stato; un lavoro non di giorni ma di mesi che porterà a risultati duraturi». Quindi il refrain su tasse ed evasione: «È rituale, ripetitivo e del tutto privo di fondamento lo slogan pagano i soliti noti».
Poi Monti si toglie un sassolino dalla scarpa, sottolineando che i partiti che lo sostengono lo fanno in maniera molto più convinta di quanto appaia: «Il loro appoggio è molto più grande di quanto gli stessi partiti dichiarino. Capisco che i colloqui con il presidente del Consiglio, che sono di grande appoggio e stimolo, vengono poi presentati allesterno dal punto di vista del veto o della forte pressione. Capisco che i partiti abbiano forti esigenze a prospettare in questo modo la situazione alle rispettive basi. Ma andiamo avanti così».
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