Monti non taglia le tasse, i partiti litigano sulla black list

RomaAddio al progetto delle tre aliquote «tremontiane» dell’Irpef al 20, 30 e 40 per cento. Addio anche alla soppressione dell’Irap. Nella delega sulla riforma fiscale, che il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare venerdì, non c’è traccia di riduzione delle tasse. Il governo Monti indica solo la «volontà di concentrare le risorse che si renderanno disponibili in un apposito fondo destinato a finanziare i futuri sgravi fiscali», risorse certificate da un’apposita commissione indipendente. Ma, fino a nuovo ordine, la pressione fiscale aumenta, mentre in Parlamento i partiti che sostengono il governo si dividono sulla cosiddetta «lista nera» dei commercianti infedeli: il Pdl chiede la soppressione della norma, inserita dal governo nel decreto fiscale; il Pd è a favore della black list, e censura i suoi due senatori che hanno presentato proposte analoghe a quelle del Pdl. Resta invece la richiesta bipartisan di un’Imu scontata per le case affittate a canone calmierato. In arrivo da aprile, infine, la mediazione per le liti fiscali fino ai 20mila euro.
Tre aliquote addio. Il governo cassa il progetto, contenuto nella legge delega sulla riforma fiscale presentata da Tremonti, di ridurre a tre le aliquote dell’Irpef (20, 30 e 40 per cento). «Si ritiene preferibile non ripresentare questo aspetto», si legge nella relazione che accompagna la nuova delega. Per di più, il governo si prepara a tagliare numerose agevolazioni Irpef. Ad esempio potrebbe ritornare nell’imponibile il reddito figurato della prima casa. Appaiono a rischio anche le detrazioni del 36 per cento per le ristrutturazioni e quelle sugli interessi passivi dei mutui prima casa. E potrebbe anche essere rivista l’aliquota agevolata per le imposte di acquisto della prima casa. Niente da fare neppure per l’Irap: la tassa resta, perché la sua soppressione «aprirebbe un problema molto serio di reperimento delle entrate alternative», più o meno 35 miliardi di euro.
Per le imprese arriva l’Iri. Non si tratta del vecchio istituto, ma della nuova tassa che sostituirà l’Ires. Si chiamerà imposta sul reddito imprenditoriale. La novità è quella di separare la tassazione dell’impresa da quella dell’imprenditore. Ci sarà un’aliquota più bassa e proporzionale sull’utile d’impresa, e la tassazione Irpef del reddito che l’imprenditore ritrae dall’azienda. Questo sistema dovrebbe favorire la capitalizzazione delle imprese.
Litigio sulla black list. La norma sulla «lista nera» dei commercianti infedeli, contenuta nel decreto fiscale all’esame della commissione Bilancio del Senato, fa litigare i principali partiti che sostengono Monti. Il Pdl vuole eliminare la lista, il Pd è a favorevole alla norma. Gli emendamenti soppressivi presentati da due senatori democratici sono stati ritirati. Tutti d’accordo invece nel rilascio del «bollino blu» ai commercianti in regola con le tasse.
Arriva la mediazione. Dall’1 aprile sarà più semplice chiudere col fisco le liti pendenti di valore limitato, fino a 20mila euro, attraverso una procedura di mediazione. Lo annuncia il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera. In caso di accordo le sanzioni saranno ridotte del 40 per cento. «Non si tratta di un condono», precisa Befera, ma del tentativo di alleggerire il lavoro delle commissioni tributarie: le oltre 110mila liti fino a 20mila euro rappresentano il 66 per cento dell’intero contenzioso.

Se la mediazione avrà successo, il limite dei 20mila euro sarà elevato in futuro, aggiunge Befera, che risponde anche indirettamente ai rilievi del garante Pizzetti, sull’intrusione del fisco nella privacy dei cittadini: «Abbiamo 120 miliardi di evasione, e bisogna prendere provvedimenti di emergenza».

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