Anche i governi riposano. Anzi, riposano soprattutto i governi. Quello di Mario Monti non ha ancora cominciato a lavorare ed è già in settimana corta. Forse il presidente e qualche ministro faranno i compiti a casa. Speriamo. Perché bisogna che si portino avanti col programma, altrimenti rischiano la bocciatura. Rischio elevato per varie ragioni: politiche e tecniche.
Le prime sono note: il Parlamento vive nel terrore di essere schiacciato dai professori e di non contare più nulla, cioè di perdere di fatto il potere legislativo, dovendo cederne quote importanti all’esecutivo per cause di forza maggiore (l’emergenza);quindi tenterà di reagire, condizionando e addirittura minacciando di sfiduciare il premier. Le seconde ragioni sono legate alle difficoltà oggettive di rilanciare l’economia stimolando la crescita.
In Senato, per chi non lo sapesse o se ne fosse scordato, la maggioranza è saldamente in mano al Pdl. Vi par poco? Se gli fanno girare i santissimi (per un provvedimento che non gli va a genio o una provocazione da lui giudicata inaccettabile), Silvio Berlusconi vota contro una legge e buona notte al secchio. Non è un caso se Monti in aula ha trattato il Cavaliere con ogni riguardo: sa che la propria sopravvivenza dipende dal Pdl. Alla Camera c’è maggiore equilibrio numerico; comunque anche qui il peso dei berlusconiani è decisivo. Al di là di ciò, in un sistema bicamerale perfetto quale il nostro, basta segare un ramo per abbattere la pianta. Premier avvisato, mezzo salvato.
Monti, insomma, ha tutto l’interesse a non irritare il proprio predecessore, che, paradossalmente, è in grado oggi più di ieri d’incidere nelle vicende politiche. Chiunque desideri mantenere in buona salute il governo tecnico, sappia che Silvio ha in mano il pallino e lo può giocare in qualsiasi momento e come gli pare. Chiarito questo punto, sarà opportuno che la magistraturastia in campana e sospenda certi accanimenti, altrimenti saranno guai. Se poi alcuni pazzi si fossero messi in testa di scalare Mediaset, rinuncino a Satana e alle sue antenne altrimenti saranno fulminati.
Torniamo alle ragioni tecniche che rendono arduo il cammino di Monti & soci universitari. Ci riferiamo alla crescita cui tutti mirano per recuperare risorse, anche fiscali. Auguriamo a Corradone Passera, superministro, superbravo, superbo e super in genere, di imbroccare il filotto e di strappare un risultato straordinario. Ci farebbe piacere non soltanto perché siamo suoi estimatori, ma anche perché il suo successo avvantaggerebbe noi oltre che lui. Gli rammentiamo però che i consumi interni sono già ai limiti, e che le esportazioni, con questo euro balordo e con gli attuali costi della manodopera (trascurando la mediocrità dei nostri servizi e i lacci burocratici), non sono facilmente incrementabili: non siamo attrezzati per reggere la concorrenza spietata dei Paesi orientali.
E allora come si farà a crescere, caro ministro? Qui cresce soltanto il numero degli immigrati, i quali, peraltro, avendo fame, sono animati da buona volontà, non rifiutano alcun lavoro, e progrediscono: il 10 per cento di loro (e sono 4 milioni e mezzo) è diventato «autonomo», imprenditore. Mentre i nostri giovani aspettano una scrivania per grazia ricevuta.
Ma quale crescita?Non c’è nulla d’infinito, nemmeno lo sviluppo. Un tempo producevamo per consumare.
Oggi che dovremmo fare per amor di patria? Consumare per produrre? Questo tipo di civiltà fondata sulla pancia piena non può esigere di riempire chi è satollo. E questo capitalismo esasperato non può pretendere che la finanza moltiplichi per dieci una ricchezza che vale uno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.