Monti s’inchina davanti al «pastore tedesco» Angela: sugli eurobond cede di fronte al ringhio della Merkel mentre, per rassicurarla sui nostri conti pubblici, le svela un piano che la stessa cancelliera definisce «impressionante». Una manovra «lacrime e sangue», quindi. Ma quando?
E di quale entità poi? Monti glissa, in conferenza stampa non risponde alla domanda, preferendo assicurare che «l’Italia centrerà il pareggio di bilancio nel 2013». Anche perché, e un professore non può dire altrimenti, «ogni Paese deve fare i compiti a casa». Quanto siano gravosi questi compiti, il premier non l’ha ancora detto in Patria ma si mormora di una manovra da 30 miliardi in due anni. Notizie che provocano lo «stupore» di Silvio Berlusconi, che ai suoi avrebbe detto «quello di Monti è il mio programma di impegni assunti con l’Europa».
Monti vola a Strasburgo per sedersi allo stesso tavolo dei grandi Merkel e Sarkozy e per ricevere un’apertura di credito da parte del cancelliere tedesco e del presidente francese che puntualmente arriva. Fiducia accordata all’«ami Mariò», dice Sarkozy in conferenza stampa. Ma se la linea italiana era anche quella di scalfire la ritrosia di Berlino, e in parte di Parigi, ad accettare l’emissione di eurobond, la missione fallisce. La Merkel ripete infatti i suoi nein: «Siamo ancora lontani dall’avere la stessa idea - ammette - gli eurobond cercano di livellare la competitività mentre invece bisogna dire quello che si deve fare o non fare per riconquistare la fiducia» dei mercati. Insomma, linea dura.
Posizione mediana, invece, di Sarkozy: «È pericoloso parlare di eurobond senza parlare di governance e di sanzioni: è un pacchetto complessivo che presenteremo insieme». E Monti? Lui li ha sempre caldeggiati ritenendoli uno strumento validissimo per la gestione del debito ma, questa volta, china la testa: «Gli stability bond vanno bene se andiamo verso un unione fiscale». La tesi tedesca, insomma. La Merkel infatti preme da tempo per una revisione dei trattati europei che comporti maggior rigore fiscale, controlli esterni più duri sui bilanci dei singoli Stati e, di fatto, una cessione di sovranità da parte dei Paesi che non rispettano le regole. Passa la sua posizione, condivisa da Sarkozy: «Francia e Germania nei prossimi giorni faranno delle proposte concrete per la modifica dei trattati Ue - annuncia Sarko - per migliorare la governance dell’eurozona e avere una maggiore integrazione delle politiche economiche».
Peccato che questa strada sia lunghissima e difficile, posto che i 27 membri della Ue poi dovrebbero ratificare la propria «perdita di sovranità». Ma tant’è. Ok alle sanzioni per chi non rispetta patto di stabilità e bilanci a puntino. Monti ricorda soltanto quando nel 2003, lui era alla Commissione Ue, «furono proprio Germania e Francia a minare il patto di stabilità con la complicità dell’Italia e io mi battei per denunciare la cosa». Una critica che non scalfisce più di tanto i suoi interlocutori perché all’epoca alla guida dei due Paesi c’erano altri: Schroeder in Germania e Chirac in Francia. Anche sul ruolo della Banca centrale europea tra i tre sembra prevalere la linea dura della cancelliera di ferro secondo cui la «Bce deve mantenere la propria indipendenza». Tradotto: non deve servire ad acquistare titoli dei debiti dei Paesi in difficoltà che così avrebbero l’alibi per rimandare o attenuare le loro politiche di rigore.
Sul punto, Monti, Sarkozy e Merkel avrebbero avuto visioni del tutto divergenti tanto che indiscrezioni danno il presidente francese «irritato» perché gradirebbe invece «l’ombrello» di Draghi per respingere l’attacco speculativo. Cioè che la Bce intervenga a comprare anche i titoli di debito francesi. Soprattutto perché la Francia, a rischio perdita della tripla A, oggi ha messo nel cassetto i sorrisini e tirato fuori l’orgoglio ferito. In conferenza stampa Sarkozy non s’è trattenuto: «Forse la traduzione corretta del rapporto sulla stabilità della nostra tripla A non è passata oltre il Reno».
Scintille che dimostrano come l’asse Berlino-Parigi scricchioli più di quanto non si dica. Sul tema Bce, in ogni caso, Monti in chiaro tace, preferendo puntare alla necessità che riparta la crescita. Che tradotto significa scongiurare l’incubo recessione. «Il pareggio di bilancio va raggiunto in modo sostenibile e quindi con riforme strutturali e non con misure che portino all’aumento dell’inflazione o del disavanzo». E ancora: «In discussione non è il pareggio di bilancio ma cosa fare se si entra in una fase recessiva peggiore del previsto».
Già, che fare? I tre ne discuteranno presto a Roma perché, svela Sarkozy: «Monti ci ha invitato per proseguire la discussione». Di decisioni, infatti, qui a Strasburgo non se ne sono prese, tanto che Le Monde già descrive un Sarkozy «irritato» per il fallimento del vertice.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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