Monumento alle foibe vandalizzato, usato come vespasiano. A pochi passi un muretto usato come «barbecue». Scoppia, di nuovo, ai Giardini «Cavagnaro» di Staglieno, la rabbia degli abitanti contro le bande dei sudamericani che vivono lo spazio all'uscita di Genova est senza regole, senza rispetto. Una terra di nessuno dove i latinoamericani fanno il bello e il cattivo tempo e gli italiani guardano ormai rassegnati, increduli, impauriti. Pubblica amministrazione e forze dell'ordine assenti.
«Avevamo votato un documento nel luglio del 2009 - ripercorre la storia dei giardinetti Domenico Morabito, vice presidente del consiglio del Municipio Valbisagno - in cui avevamo denunciato il malessere di quell'area e avevamo elencato i provvedimenti che la civica amministrazione avrebbe dovuto prendere per salvaguardarla». Poliziotto di quartiere, divieto di gioco della palla, telecamere, bagno pubblico, presidio di associazione. Inoltre un compromesso tra Municipio e Comune prevedeva uno stanziamento di cento mila euro da investire sulla «Piastra» previa realizzazione di un consorzio di associazioni di quartiere che si prendesse l'onere e l'onore di vigilare su quell'area. «Purtroppo i cento mila euro sono fermi in Comune - denuncia Morabito - e il pool di associazioni è stato fatto solo per avere i soldi ma in realtà nessuna di queste realtà presenti sul territorio si sono mai viste sulla piastra a far rispettare le regole, chiaramente scritte su cartelli».
E così, lunedì mattina, dopo il solito weekend di eccessi ecuadoriani, il monumento ai «Martiri delle foibe» all'entrata dei «Cavagnaro» è stato trovato nello stato che vedete nelle foto. Peraltro inavvicinabile perché il marciapiede sottostante e l'angolo sinistro del cippo sono diventati la latrina di sudamericani ubriachi che l'hanno scelto come vespasiano. Ma non solo. A pochi passi dalla memoria storica e dimenticata dei giuliano dalmati residui di carbonella fanno immaginare le succulente «parrilladas» di carne che famiglie intere vengono ad organizzare in quella che loro hanno già ribattezzato la «canchita» dal venerdì, sabato e domenica pomeriggio.
«E la polizia municipale che fa? - si chiede Morabito - nulla. Non interviene, non fa rispettare le regole, non dà multe e questi continuano ad impazzare in uno spazio pubblico dettando le loro leggi e zitti tutti». I genovesi che frequentano la «piastra» oramai tacciono e acconsentono a vivere nel degrado e nella sporcizia. «E chi ha il coraggio di dire qualcosa a quella gente?! - dice una signora di passaggio - quando ti va bene ti rispondono a parolacce, quando ti va male ti minacciano, ti picchiano, e perché no, magari qualche volta è spuntato anche qualche coltello». E le telecamere? «Ci sono - fa vedere Morabito - ma funzionano? Ci si chiede. Allora la civica amministrazione dovrebbe aver registrato chi ha vandalizzato il monumento alle foibe, chi viene a fare il barbecue il sabato pomeriggio, chi orina sui muri, chi si accoppia sulle panchine vicino ai giochini dei bambini». Ma il dito di Morabito è anche puntato contro quelle donne che vengono a vendere il «bolo», il ghiacciolo peruviano, oppure varie «comidas» ecuadoriane. Come un vero e proprio mercato sulle rive del Guayas, il sabato e la domenica mattina si sentono i profumi della cucina ecuadoriana e si può acquistare cibo per tutti i gusti.
«E nessuno dice niente - continua Morabito - nessun vigile che le multi, che chieda loro i documenti, lo scontrino fiscale. Niente! Tutto permesso, tutto concesso. E il Municipio tace e il Comune nicchia».
Avevano promesso un bagno pubblico ma nulla. «Forse meno male - aggiunge Morabito - a quest'epoca l'avrebbero già anche questo vandalizzato, divelto». Secondo gli abitanti nel weekend il pavimento dei giardini è un tappeto di bottiglie di birra. E lo confermano i tantissimi tappi seminati nelle aiuole. «E l'Amiu - aggiungono - manda i loro operatori il lunedì mattina a pulire. E resta così fino a fine settimana quando poi la fiesta ricomincia tra musica, balli e un tasso alcoolico altissimo, misto al fumo delle grigliate all'aperto». Ma le associazioni che dovrebbero vigilare dove sono? Per loro solo targhe di ringraziamento all'interno della piastra e nulla più. E'l'unica loro presenza all'interno della piastra.
L'alzata di scudi è anche contro i proprietari di cani che, nonostante i divieti, lasciano scorrazzare i loro animali liberamente senza guinzaglio e senza museruola, anziché portarli dentro l'area a loro dedicata. «E abbandonata dall'Aster -sottolinea il consigliere di centro destra - che ha messo una rete inutile e dove nessuno viene mai a controllare e a pulire. Una vera latrina a cielo aperto».
Per non parlare dei giochi dei bimbi, usati come lavagna per i pensierini dei «Pasquino» della Valbisagno in vena di lasciare i loro graffiti e la pista di pattinaggio, usata come campetto da calcio, quando il gioco della palla è severamente vietato.
Sapendo già che «il raglio dell'asino non arriva in cielo», Domenico Morabito e gli abitanti di via Bobbio e piazza Garassini non vogliono però mollare e continuano la loro battaglia e le loro richieste di mantenere gli impegni presi sia al Municipio Valbisagno sia al Comune.
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