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Monza vietata agli italiani da 40 anni

Michael: «Non parlo del mio futuro, saprete domenica». Il suo entourage: «Se arriva nei primi 3 capirete tutto»

Nostro inviato a Monza

Schumi, Schumi e ancora Schumi. C’è solo lui, il suo tormento, il suo futuro e quello della Ferrari a far trepidare il cuore dei tifosi. Eppure ci sarebbe qualcosa d’altro da raccontare. Magari da ricordare con pudore, quasi imbarazzo pensando che in questi giorni tutto il mondo che corre a trecento all’ora è incolonnato allo stop in attesa del ferale annuncio. Eppure, qui a Monza, un italiano non vince da quarant’anni. Cade infatti in questi giorni, per la verità è caduto ignorato 72 ore fa, l’anniversario dell’ultimo successo di un pilota tricolore. Era il 1966 e il gentleman driver in questione si chiamava Ludovico Scarfiotti. Pilota Ferrari.
«In effetti è passato tanto tempo», ammette Giancarlo Fisichella, l’unico dei nostri (gli altri sono Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi) davvero in grado di sfatare questa lunga tradizione negativa. «L’anno scorso ho conquistato il podio; ricordo che non accadeva da 17 anni, l’ultimo era stato il povero Alboreto. Ora vorrei sfatare quest’altro tabù». Anche Trulli vorrebbe, ma la sua Toyota ancora non glielo permette. Per cui, a suo modo, tifa per Fisichella: «Speriamo, domenica, s’interrompa questa brutta tradizione. Siamo in tre italiani e mi auguro che uno di noi ci riesca. Certo, sarei più felice se fossi io, ma in caso contrario...».
Dunque, tutto il peso dell’impresa sulle ampie spalle di Fisichella. Impresa bella e grande, impresa che farebbe però arrabbiare molto il popolo rosso vestito. Lui, compagno del nemico Alonso che tiene dietro le rosse bisognose di doppietta. Quasi una bestemmia nella Monza ferrarista a caccia del mondiale. Si vedrà. Intanto, il ricordo va a quell’ormai sbiadita gara di Scarfiotti, pilota gentleman anche per i natali. Lui cugino da parte di madre degli Agnelli, suo nonno mai troppo pubblicizzato primo presidente della Fiat, lui che a sorpresa, quel 4 settembre 1966, si mise dietro l’altro ferrarista Parkes e Hulme su Brabham, conquistando un successo che al parco reale mancava da 14 stagioni, anno 1952, vincitore Ascari.
E dire che la corsa monzese, fino all’avvento del mondiale F1, aveva visto trionfare tanti nostri piloti, da Ascari padre a Varzi, da Nuvolari a Campari. Per cui sarebbe bello e romantico, ovviamente lo si dice e scrive per chi ferrarista fanatico non è, sarebbe bello che il podio in mezzo al mare di folla, per una volta, avesse un vincitore italiano. Sarebbe giusto, visto che il bagno di folla con invasione fu inventato proprio a Monza quel giorno. Il pubblico invase per portare in trionfo Scarfiotti, ma Scarfiotti guidava una Ferrari. Quindi, chi portavano in gloria i tifosi? Un italiano o la rossa? Il dubbio resta e Fisichella lo metta in conto. Se vince, sarà un’impresa grande, ma non si faccia ingannare dall’invasione di pista.

Magari lo cercano solo per menarlo.

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