S iccome il dibattito culturale languiva, e non sera ancora trovato un tema vero per lestate - perché, diciamo la verità: chi se ne frega dei diritti civili in Cina, di Karadzic, delle riforme condivise e dellaumento della pasta -, uno dei più lucidi intellettuali di sinistra, Michele Serra, ne ha individuato uno, e lha lanciato ieri dalle pagine di Repubblica: come mai i salotti di sinistra sono bersaglio di tanto sarcasmo mentre quelli di destra no? La domanda è posta in termini ancora più chiari, a un certo punto: «Come mai non è infame frequentarli, e anzi ci si ingozza volentieri di gianduiotti, nei salotti di destra, senza che la coscienza rimorda?». Serra ricorda anche la triste involuzione, di questi salotti che vorrebbe chiamare reazionar-chic: una volta cerano signore e signori «molto compiti, molto educati», cera un certo decoro e pure un certo rispetto delle forme, «le signore da una parte a discutere di messinpiega» e i signori dallaltra a lamentarsi dellimminente arrivo dei comunisti. Adesso siamo allo sbraco, il salotto di destra è il trionfo del cafonal. Serra descrive bene «la becera deriva dei tempi nuovi, con non solo i divani rifatti, ma anche le facce delle madame, e le porte aperte a certi brillanti giovanotti, e ragazze leggere, che una volta non avrebbero potuto avvicinarsi ai centri storici, altro che ai salotti». E avanti con «le donne scosciate», i «papaveri e i pavoni della destra di potere che possono tranquillamente stravaccarsi», che «sputano i noccioletti delle olive nei vasi da fiori».
Debbo dire - giuro: senza alcuna ironia - che la descrizione di Michele Serra (giornalista che trovo bravissimo, almeno quando fa la satira, mentre quando fa il cupo moralista è appunto un cupo moralista) mi trova perfettamente daccordo. Certi ambienti della destra mi suscitano un sentimento a metà tra il ribrezzo e la compassione, con quei vegliardi a petto nudo che fanno i galletti con veline che potrebbero essere le loro figlie quando non le loro nipoti. Sono salotti pieni di tamarri, di arricchiti e di ex ghettizzati diventati dun tratto arroganti.
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