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Morandi anello di bronzo Cassina perde e fa rumore

Medaglia mondiale. Igor: «L’Italia conta poco». Federazione: «Che caduta di stile»

Benny Casadei Lucchi

Strano destino quello di Matteo Morandi: ad Atene la sua gara agli anelli era quasi passata inosservata per l’ingombrante impresa di Jury Chechi. Ai mondiali di Melbourne idem: non per colpa di Jury, ormai ritirato, ma per la polemica innescata con la Federazione dall’altro campione olimpico, Igor Cassina. Così, nel giorno in cui il ragazzo di Vimercate conquista il quarto bronzo in carriera (tre ai mondiali, uno agli europei) regalando all’Italia la prima medaglia della rassegna («però l’unico obiettivo nel futuro sarà cambiarne il colore», dice), il mondo di questi supermen in tuta da ginnastica viene sconquassato e distratto dal botta e risposta tra Cassina e il presidente federale Riccardo Agabio.
Il problema è grande perché a parlare è stato un ragazzo come Igor, solitamente avaro di parole, solitamente tranquillo. Per cui viene il sospetto che ce l’abbia pure qualche sacrosanto motivo per aver detto ciò che ha detto. Il campione olimpico della sbarra, il brianzolo tutto di un pezzo che una sera d’agosto fermò l’Italia, quando con il movimento che da lui prende il nome conquistò l’oro più prezioso, quest’uomo è purtroppo uscito malamente dai mondiali di Melbourne: eliminato nelle qualificazioni, tredici fottutissimi centesimi e sarebbe stato della partita e invece.
Invece, due giorni dopo, per cui a freddo, senza i tradimenti dell’emotività, ha confidato: «Nei miei confronti, da parte della giuria, non ci sono stati rispetto e comprensione. In fondo sono il campione olimpico e ho fatto il mio dovere, pur commettendo qualche errore. Non chiedo nulla più di un trattamento corretto... forse qualcuno temeva che se fossi entrato in finale avrei potuto vincere l’oro... Il vero problema è che l’Italia conta meno di zero a livello internazionale, non ha peso politico e io ne ho pagato le conseguenze in qualifica». Frasi dure, ma pronunciate da un atleta che mai in tutta la carriera, neppure a giugno quando agli europei perse l’oro per un niente, si era lasciato andare o aveva protestato.
L’apriti cielo è arrivato subito. Il presidente Riccardo Agabio ha preso carte e penna, replicando punto su punto: «La Federazione ginnastica stigmatizza i contenuti della dichiarazione del campione olimpico Igor Cassina sulla mancata qualificazione per la finale alla sbarra... Si tratta di una spiacevole caduta di stile di un grande campione che evidentemente non attraversa un periodo particolarmente brillante, né da un punto di vista tecnico né da quello personale. L'attribuire al peso politico internazionale della Federazione un qualsivoglia risultato agonistico è insostenibile e imbarazzante da più di un punto di vista». L’alto dirigente snocciola uno per uno i motivi: «Perché il peso politico andrebbe evocato allora anche nel successo. E questo svilirebbe irrimediabilmente non solo il suo oro olimpico, ma tutte le medaglie, olimpiche e mondiali, che questa Federazione ha conquistato proprio in questi anni; perchè si ridurrebbe la ginnastica ad un'attività agonistica per dirigenti, che si sfidano a livello politico alle spalle degli atleti; e perché la stessa pretesa di Cassina di essere “rispettato” dalle giurie per i suoi meriti pregressi si omologherebbe tristemente a quelle prassi che lui stesso condanna e che esulano evidentemente da ogni valore e contesto realmente sportivo... Un momento di delusione o di rabbia - conclude Agabio - può indurre pensieri e considerazioni che a mente serena verrebbero respinti con fermezza. Questo succede anche alle persone migliori.

I campioni sono prima di tutto uomini e la loro umanità è ciò che nobilita lo sport».

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