Moratoria ai clandestini bengalesi, questura in tilt

Asilo politico a seimila clandestini bengalesi a Roma, caos all’Ufficio immigrazione della questura. Almeno 20mila stranieri già in Italia avranno il permesso di soggiorno senza dimostrare nulla. Basta essere cittadino del Bangladesh, dunque in pericolo di vita, per vedersi annullare il decreto di espulsione. E restare in Italia.
La disposizione, giunta ieri mattina all’ufficio distaccato di via Teofilo Patini, a Tor Cervara, arriva come una mazzata per centinaia di poliziotti costretti a turni massacranti pur di mantenere l’ordine e contenere l’assalto degli extracomunitari. Un «colpo di spugna» giunto dalla Direzione centrale immigrazione della polizia di frontiera per quanti sono entrati illegalmente in Italia, prima e dopo il passaggio del ciclone Sidr nel Bangladesh meridionale. Nonostante i termini per regolarizzare la propria posizione finiscano a marzo, ieri mattina si sono presentati a migliaia per ottenere il permesso. Tanto che le ambulanze del 118 sono intervenute tre volte in poco tempo per svenimenti e malori vari. «Domani (oggi per chi legge ndr) è previsto un nuovo assalto di proporzioni gigantesche - commentano gli agenti di polizia -, secondo i dati delle Onlus, di almeno tremila persone».
I bengalesi, assistiti dall’associazione Dumchatu, da ieri sono a tutti gli effetti equiparati, secondo la circolare del Viminale, ai rifugiati politici. Un escamotage studiato per evitare il rimpatrio in una terra flagellata da fame e carestia. Nelle aree colpite dal ciclone, del resto, il 95 per cento dei campi di riso è andato distrutto. Strade impraticabili, impianti elettrici saltati, fattorie e allevamenti spazzati via dall’eccezionale monsone. Come i villaggi nel distretto di Golachipa rasi al suolo. Piogge torrenziali, venti a oltre 240 km orari e onde alte più di cinque metri hanno fatto il resto. E gli aiuti umanitari, inviati da novembre da parte delle organizzazioni di mezzo mondo, non bastano. Ecco, allora, il provvedimento salvavita per alcune decine di migliaia di bengalesi che si sono rifugiati in Italia. Solo che nemmeno le nuove postazioni telematiche in dotazione alla questura sono in grado di gestire l’emergenza. Un’ondata di gente che, modulo alla mano, si è incolonnata sin dalle prime luci del giorno in attesa della regolarizzazione sognata. A niente vale il trasferimento del 75 per cento delle pratiche alle Poste italiane, operativo da dicembre, vista la natura eccezionale del provvedimento.

Decine le storie di lutto, disperazione e dolore che si materializzano mentre si aspetta che il poliziotto di turno faccia avanzare i primi della fila. Secondo gli operatori di polizia, però, l’emergenza adesso è qui. «Nemmeno con l’organico al completo potremmo far fronte a quest’esercito di poveretti - commentano - figuriamoci nelle nostre condizioni».

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