La Moratti: «Aiutare i drogati e combattere gli spacciatori»

Il sindaco chiede maggior rigore al governo: «Il problema venga inserito nel pacchetto sicurezza»

«Affrontare il problema della droga con politiche di riduzione del danno ha portato a risultati disastrosi». Il sindaco Letizia Moratti punta il dito contro sistemi di intervento poco incisivi attuati «anche nel nostro Paese». Occorrono, invece, «indirizzi precisi per aiutare i sindaci a garantire la sicurezza nelle città».
In occasione del convegno sulle strategie contro la dipendenza dagli stupefacenti organizzato da Ecad - sigla che riunisce 300 città europee -, il primo cittadino ribadisce la necessità di «distinguere nettamente fra spaccio e consumo, perché solo così è possibile agire in modo efficace. Gli spacciatori - spiega - vanno puniti con rigore, i consumatori vanno obbligatoriamente recuperati». E sottolinea l’importanza di «superare la distinzione fra droghe pesanti e leggere. Attuando politiche che si basino su risultati scientifici invece che sull’ideologia». La ricetta del sindaco punta su tre ingredienti: prevenzione, recupero integrale e reinserimento sociale dei tossicodipendenti. Ai quali si aggiunge il rigore nei confronti di spacciatori e trafficanti. Per questo, ieri ha ribadito al vice ministro degli Interni Marco Minniti l’esigenza di «inserire la droga nel pacchetto sicurezza del governo». Tema affrontato due giorni fa in una riunione con i sindaci delle altre grandi città. «La lotta al traffico e allo spaccio - dice la Moratti - deve spettare allo Stato. La prevenzione e il recupero agli enti locali». Da parte sua, il ministro della Salute, Livia Turco, si è detta «disponibile a incentivare la cooperazione fra le istituzioni. Occorre - dice - promuovere un ambiente sociale che aiuti i giovani e sostenere le famiglie».
Sul fronte della prevenzione Palazzo Marino è impegnato con una rete capillare composta da quattro servizi per le tossicodipendenze, dieci cliniche, un servizio esterno di recupero pubblico e uno privato, dieci associazioni del privato sociale e numerose organizzazioni di volontariato. «Ogni anno assistiamo più di quattromila consumatori di droga - afferma Riccardo Gatti, direttore del dipartimento dipendenze della Asl di Milano -, uno su tre fa uso di cocaina. Inoltre, forniamo un servizio di prevenzione a 20mila giovani o giovanissimi e 10.400 adulti». Milano assorbe circa il 15 per cento di tutta l’assistenza in Lombardia e si distingue per la scelta di percorsi di recupero. Non è un caso che l’85 per cento dei tossicodipendenti sia assistito senza l’ausilio di farmaci.
Nella lotta alle tossicodipendenze un ruolo centrale è dunque affidato agli enti locali. «Occorre un’azione di recupero del territorio urbano - conferma il vice ministro Minniti -. Per questo è fondamentale lavorare insieme con i sindaci». Per evitare fenomeni preoccupanti. «Assistiamo a una continua crescita dei consumatori occasionali - racconta Gatti -, ma anche dei trafficanti e spacciatori occasionali. Ci sono intere zone commerciali di Milano che non esisterebbero in mancanza di questi fenomeni».


È però, allo stesso modo, fondamentale la collaborazione fra i primi cittadini delle città europee. Progetto che il vice presidente della Commissione europea, Franco Frattini, definisce essenziale: «Sarebbe importante creare una rete fra le città europee. Per compensare la mancanza di una legislazione unitaria».

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