Moratti batte l’invidia: «Ma quali aiuti...»

L’Inter si scopre antipatica. Il presidente: «Ci accusano per giustificarsi. C’è chi si diverte così». Adriano ritorna in nazionale. Niente prova tv per Ibra

Moratti batte l’invidia: «Ma quali aiuti...»

da Milano

Il Milan è a meno 30, la Juve in serie B. Per divertirsi resta solo l’Inter. Divertirsi sul campo, ma anche fuori del campo. Sì, quel tiro a bersaglio che piace tanto al calcio nostro. L’Inter sta devastando tutti: i numeri spazzano via statistiche e precedenti. I gol segnati sono tanti e fanno rumore quanto le vittorie, il record di imbattibilità, i punti da primato, il vantaggio sulla seconda, lo zero nelle sconfitte in campionato (ma due anni fa l’Inter è arrivata imbattuta fino alla ventiseiesima giornata, ora siamo solo alla 20ª). Sta diventando monotona. I difetti ci sono, ma la vie en rose nasconde le magagne. Fino all’anno passato l’Inter era una squadra che faceva simpatia, perchè alla fine perdeva. Ora che non perde più sta cominciando a pesare sullo stomaco di tutti.
La vicenda dello scudetto vinto a tavolino ha scatenato provincialismi e gelosie. Ma non può bastare. Meglio pensare che ora gli arbitri abbiano un occhio di riguardo. Corsi e ricorsi: capitava anche all’Inter di papà Moratti. Si sono scatenate le dietrologie: aiuti dai fischietti, ammoniti ed espulsi sospetti, lamenti per ogni caso dubbio, invenzioni (vedi le strane e poco motivate proteste di Prandelli) a delegittimare i successi. Eppoi la madre di tutte le accuse: campionato troppo facile perchè questo cammino sia credibile.
Quelli dell’Inter si stanno stufando. Ogni tanto rispondono cercando l’ironia. Ieri Moratti ha usato toni più decisi. «C’è un po’ di piacere nel pensare che l’Inter sia aiutata. E questo aiuta anche chi ha perso per dare una giustificazione. Forse l’allenatore e il direttore sportivo della Fiorentina hanno visto un po’ nervosamente tutto quello che hanno spiegato. Ma non mi sembra proprio che la squadra sia aiutata, nel modo più assoluto». Inutile credere che Moratti si metta ad urlare come fosse in un processo televisivo. Prova fastidio, ma fors’anche quel sottile senso di superiorità di chi sa che ti sta avvelenando la vita, come prima l’avvelenavano a te.
In fondo gli interisti sono esperti in materia. Dice Moratti: «Siamo abituati anche ad essere attaccati». Ma non si preoccupa. Nemmeno se l’attacco arriva dalla magistratura e dall’ufficio indagini, come nel caso riguardante le plusvalenze. «Sono preoccupato come bisogna esserlo quando ci sono queste cose», ha spiegato il presidente. «Se non lo fossi vorrebbe dire essere superficiali. Però non così preoccupato da pensare a chissà cosa. Sono preoccupato che si risponda adeguatamente a queste cose, ma anche tranquillo. Non credo ci saranno conseguenze. Spero proprio di no».
Questo sul fronte dei fastidi. Sul fronte dei divertimenti Moratti tiene piedi per terra. «Non diamo per sicuro il successo in campionato. Tutto è difficile da raggiungere». Si gode l’Adriano ritrovato. «Sente la fiducia degli altri, ma ha più fiducia in se stesso. Può dare ancora di più». Intanto Carlos Dunga lo ha convocato per la prima volta nella sua nazionale, in vista della partita che il Brasile giocherà il 6 febbraio a Londra contro il Portogallo. Con lui ci saranno anche Maicon e Julio Cesar, oltre a Kakà. Invece Ronaldo guarderà tutto in Tv, magari nella casa di Milano. Un altro sgarbo per questa Inter. Se arrivasse... Ma Moratti passa sopra: «Se arriverà ce ne faremo una ragione».

Oggi lo interessa di più l’idea di vedere Ibrahimovic sano e salvo: pare non sia stata presa in considerazione l’ipotesi di prova Tv per quel calcetto di reazione a Donadel. E stavolta gli accusatori in servizio permanente potrebbero aver ragione.

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