La Moratti chiude Triboniano e Bossi le promette più "danè"

Il Senatùr incorona Letizia: «Ora col federalismo i soldi ci sono non avrai più scuse. Potrò venire in centro senza trovar buche»

La Moratti chiude Triboniano e Bossi le promette più "danè"

Un'elegantissima camicia di seta verde e l’annuncio che lo storico campo rom di Triboniano è finalmente chiuso. Una promessa mantenuta che Letizia Moratti ha portato ieri in dote a Umberto Bossi, alla festa dei Giovani padani al Castello Sforzesco. Il senatùr e la valchiria insieme sul palco e pronti per l'ultimo assalto all’armata brancaleone condotta dall’avvocato rosso Giuliano Pisapia. Infilzato perfino dai sondaggi (Swg) pubblicati da un giornale non certo nemico come Repubblica che lo affonda con tre punti di svantaggio. E catapulta, invece, la Moratti molto vicino a quel 50 per cento che significherebbe vittoria già al primo turno.
«La Moratti è donna di buon cuore e di buona volontà», l’incorona Bossi davanti ai suoi militanti. Poi l’avvisa: "Ma attenta, questa volta ti controlliamo. Tu sei fortunata perché grazie al federalismo fiscale avrai tanti più soldi per fare tutto quello che prometti. E io voglio finalmente venire a Milano in macchina senza saltare sulle buche». Lei sorride e risponde alla stoccata. «Tu però, Umberto, mi devi aiutare a portare il centro di produzione Rai a Milano. Oggi è troppo romanocentrica». Lui mostra il pugno. Accordo fatto. «Perché noi - non molla la Moratti - le battaglie che abbiamo fatto insieme le abbiamo sempre vinte. Ricordi quella per non far morire Malpensa?». Si parla di guerra. E un «padano» chiede di fare a meno di Berlusconi. Piano, lo frena Bossi. «Alle sinistre della guerra non gliene frega niente. Voglio solo buttare giù il governo. E noi non glielo permetteremo». Il vicesindaco alla Lega? «Uno di noi va bene. Ne abbiamo tanti, siamo intercambiabili. Perché chi si comporta male lo cacciamo via a calci».
Nel pomeriggio la notizia del definitivo sgombero dell'ormai indecente favela di Triboniano. Le ultime famiglie sono state allontanate con operazioni coordinare dal comandante dei vigili Tullio Mastrangelo. Nessun problema di ordine pubblico. Fino ai giorni scorsi la struttura era ancora occupata da 39 famiglie, alcune dormiranno nelle loro stesse roulotte nella sede della protezione civile a soli 500 metri dal campo in via Barzaghi. Altre hanno trovato posto temporaneamente nella casa di accoglienza di padre Clemente, altre sei negli appartamenti dell’Aler che al momento sono ancora vuoti, ma verranno presto arredati. L’assessore ai Servizi sociali Mariolina Moioli nega che i rom siano stati mandati in hotel, come denunciato dal consigliere del Pd Andrea Fanzago («Il miracolo delle elezioni fa sparire velocemente il campo più imbarazzante»).
Non c’è dubbio che l’addio al Triboniano chiuda un’epoca. Il direttore della Casa della carità don Virginio Colmegna che ha polemizzato nei mesi scorsi con la Lega e la giunta Moratti, ora sottolinea che «c’è stata un’accelerata, ma alla fine si è trovata una soluzione di accoglienza per tutti e senza scontri. Una vittoria della città e non solo di una parte». Il vicesindaco Riccardo De Corato spiega che «senza le polemiche di Colmegna avremmo chiuso il campo mesi fa».

Ma «finalmente accontentiamo i residenti che hanno dovuto sopportare fino al 2006 la presenza di 2mila nomadi, scesi a 1.500 nel 2007 e via via diminuiti». Le ruspe arriveranno nelle prossime settimane. Poi i cantieri per lo svincolo che porterà all'Expo.

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