Inter, la prima squadra in cui si scende dal carro dei vincitori. La battuta, perfida ma di una ironia meravigliosa, va addebitata ai tifosi nerazzurri (interisti.org). Non alle cattiverie giornalistiche. Alla lunga meglio i tifosi (l’autoflagellazione ironica è una specialità interista) dei calciatori capopopolo o di una dirigenza che dovrebbe mettere in riga i calciatori e invece sfoglia l’album dei tecnici. Ma questa è l’atmosfera sotto traccia. Che dire infatti? L’Inter è campione del mondo e sta cercando un allenatore. Chi ci capisce qualcosa è bravo! Soprattutto se non si sposano tesi in modo zerbinesco.
Già dimenticata l’atmosfera di un trionfo (senza sottilizzare sull’avversario) che c’è stato solo sul campo. Oggi siamo alle schermaglie dialettiche, in attesa di quelle che, probabilmente, dovranno mettere in atto gli avvocati. Ieri Moratti ha preso tempo. «Non parlo per evitare polemiche». Perfetto! Ed è partito per la Spagna, occupato nella cena natalizia dell’azienda di famiglia. Senza escludere la possibilità di un post cena con Mourinho.
Benitez ha parlato: «Sono stupito di sentir dire che vado via. Sono contentissimo di aver vinto il mondiale, mi sorprende che la stampa dia tutto per scontato. Voglio restare e continuare a vincere. Sarà il presidente a decidere. Del resto avevo parlato con lui al momento opportuno, gli avevo spiegato il progetto, sapeva tutto quello che ho detto. E, anzi, Moratti mi aveva detto che sarei stato un manager. Mi ha detto che eravamo il Barcellona d’Italia per il buon calcio giocato». Letto e sentito, qualcuno penserà: questa è una gabbia di matti e Benitez più di tutti. Invece sono tutte strategie: oguno aspetta il passo falso dell’altro. L’allenatore ha fatto intendere che non intende andarsene. Al massimo devono licenziarlo. L’Inter sta in attesa per rigettare la furbata e risparmiare sulla buonuscita.
Entro Natale Moratti deciderà. Ovvero verrà scelto l’allenatore che guiderà l’Inter fino al termine del campionato. Il presidente pretende un chiarimento da Benitez e non solo attraverso microfoni e stampa. Fabio Capello ieri era a Milano per acquisti, poi si è trasferito a Lugano. Oggi è più vicino all’Inter di quanto lo fosse qualche giorno fa. Gli piacerebbe veder le carte del patron: proposte e giocatori. Forse non esiste più problema allo sganciarsi dalla federazione inglese, certo esiste il problema legato alle sue abitudini professionali (mai entrare in corsa).
Senza dimenticare che Don Fabio incassa sei milioni all’anno. L’Inter aspetta e studia. Gli allenatori preferiti (Guardiola a parte) devono sganciarsi dai rispettivi contratti. Spalletti è appetibile, Leonardo il più facile da arruolare.
In questi giorni l’Inter lavorerà nell’ombra. La strategia da perseguire è chiara, ma non facile. Tutte le volte che la società nerazzurra ha provato a cambiare allenatore in corsa ne ha pagato le conseguenze sul campo. Un traghettatore rischia di finire nelle fauci dello spogliatoio dove i clan tengono botta. Ci vorrebbe una società forte che lo supporti. Non a caso il verbo usato da Benitez, che sarà stato un po’ piagnucolone in privato, ma ha perfettamente capito dove cominciano e finiscono i problemi nerazzurri.
«Un mese fa», ha raccontato Benitez, «parlavo con Zanetti e ci raccontavamo come avremmo potuto vincere altri titoli, credo se ne possano vincere ancora tre». Oggi Rafa parla per salvare il monte ingaggio.
E l’Inter risparmiosa di questa stagione dovrà spendere altri denari per un allenatore, anzichè per qualche giocatore. Eppure, come tutti sanno, per vincere servono buoni giocatori, possibilmente sani e non con muscoli e teste usurate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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