La Moratti: «Farò opposizione per 5 anni»

All’inizio scommettevano giusto sulla prima seduta. Poi hanno iniziato a convincersi che avrebbe tenuto la poltrona qualche mese. Ma Letizia Moratti ieri ha riunito a casa i consiglieri di Pdl, Lega e l’unica eletta della lista civica Milano al centro, Mariolina Moioli, per chiarire a tutti che resterà «5 anni» a Palazzo Marino, per fare l’opposizione a Giuliano Pisapia dai banchi del centrodestra. Perché «amo la mia città» e «lo faccio per spirito di servizio e per senso di responsabilità verso gli elettori che mi hanno votato - ha spiegato -. Difenderò i valori e gli ideali in cui credo». Da indipendente. Per essere libera «di avere una posizione moderata, più istituzionale». E non associarsi, dopo i toni esasperati della campagna elettorale, alle battaglie feroci che Pdl e Carroccio potrebbero lanciare contro il centrosinistra. Anzi, «per chiarire cose che non sono emerse in modo adeguato» ha precisato. «Cinque anni? Anche meno» è la battuta del coordinatore Mario Mantovani all’annuncio dell’ex sindaco. Proseguendo che «è improbabile che Pisapia possa resistere tanto a lungo in sella con una coalizione così multiforme». Ma che alla battuta sia calato per un secondo il gelo, la dice lunga sull’aria che tirava tra Moratti e la sua ex maggioranza. Seconda prova, la processione davanti al portone. I vertici con i partiti a casa della first sciura sono stati la regola negli ultimi mesi, fino alla sconfitta del 30 maggio. «Pensavamo che fosse finita» borbotta un colonnello Pdl arrivando non più puntuale come in passato. un altro propone che a rotazione da ora in poi si vada a casa di ogni consigliere, per riportare i rapporti (politici) su un piano di parità. Appuntamento alle 15. Dopo mezz’ora la Moratti non aveva ancora raggiunto gli ospiti e il capogruppo Matteo Salvini se ne va, «di più non aspetto». L’ex vicesindaco Riccardo De Corato e il larussiano Osnato arrivano appena prima delle 16, idem il commissario cittadino Luigi Casero che passa «solo per un saluto». Il centrodestra avrà 4 capigruppo in aula (a cui si aggiunge Manfredi Palmeri del Nuovo Polo): la Moratti, Moioli, Salvini e quello che decideranno i coordinatori regionali e locali del Pdl dopo la fumata nera di ieri su Masseroli. Voto a scrutinio segreto, l’altro candidato in pole Giulio Gallera si ritira strategicamente per pesare il consenso dell’ex assessore all’Urbanistica e le schede a favore, aperte sotto gli occhi di Ignazio La Russa, Casero e Mantovani arrivati per sorvegliare il dibattito (e i protetti) sono solo 4, sei quelle bianche. «É una bocciatura - critica Gallera - nessuno dubita dell’onestà di Masseroli ma sarebbe inopportuno che gestisse piani integrati e progetti che ha firmato da ex assessore». Lui tira dritto: «Non mi ritiro». La scelta è rinviata al partito, deciderà entro lunedì. Potrebbe spuntarla un capogruppo pro tempore, ad esempio Armando Vagliati.
Mantovani ha prospettato alla Moratti un ruolo di coordinamento della coalizione, ma la Lega prende tempo. Nessun accordo prima del raduno a Pontida di domani. Idem sulla linea da tenere in aula sull’elezione del presidente. Pisapia ha indicato Basilio Rizzo, il radicale Marco Cappato si è autocandidato e potrebbe aggiungersi un nome del centrodestra, magari l’ex vicesindaco (che dovrebbe comunque essere eletto vice).

«Lunedì i 4 capigruppo decideranno la linea - spiega De Corato-. Non voteremo Rizzo. Cappato? Vedremo, in aula tutto può succedere». Specie a scrutinio segreto. E quando si vuol «valorizzare» sul campo quanto è eterogeneo il popolo rosso-arancione di Pisapia.

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