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Moratti: «Grato a José, ci ha insegnato a vincere»

Madrid Chissà da quanto tempo Massimo Moratti sognava una serata così. Probabilmente da quel 25 febbraio 1995, quando rilevò l’Inter per raccogliere il testimone lasciato dal padre Angelo una trentina d’anni prima con un solo obiettivo: riportare i nerazzurri sul tetto d’Italia e d’Europa. E al triplice fischio di Howard Webb, chissà quali sentimenti hanno attraversato la mente di Massimo Moratti. «La squadra sentiva una grande responsabilità - ha detto il presidente nerazzurro al termine -. È una bellissima emozione, la squadra ha fatto una partita perfetta. Per me è una grande felicità rivivere le emozioni di tanti anni fa. È un momento importantissimo, ma adesso ho solo voglia di abbracciarli tutti. I giocatori erano stravolti dalla felicità: vuole dire che questa è davvero una roba seria. Spero rimanga nel cuore e nella mente di tutti come quelle che avevamo vinto tanti anni fa. La medaglia? Credo me l’abbiano data per simpatia, il presidente non credo che debba averla».
Baci, abbracci e complimenti per tutti, poi, esaurite le felicitazioni, il fulcro di tutte le domande successive è, inevitabilmente, José Mourinho. «Ha pianto tanto, il che vuol dire che comunque è molto affezionato - ha sottolineato il presidente Moratti, senza mai perdere quella pacata bonarietà e simpatia che da sempre lo contraddistinguono -: non vorrei fosse un senso di colpa...». E ancora: «Mi hanno colpito molto le sue lacrime, è stato spontaneo, vero: un pianto sorprendente di una persona umanamente sorprendente», l’ennesima incoronazione di Moratti. Da lunedì, però, bisognerà pensare al futuro. Magari provando a convincere il portoghese a restare un nuovo anno sulla panchina nerazzurra. «Ci proverò - spiega il presidente - anche se ho un grande rispetto della volontà altrui». Gli chiedono di immaginare cosa avrebbe fatto il padre Angelo per convincere Mou a restare. Moratti se la cava con una battuta: «Mio padre se ne andò prima lasciando solo Herrera, ma Josè mi ha anticipato... Però l’addio di Mourinho sarà una nota triste, ma rimango gratissimo a lui perché ci ha fatto vincere tanto e ci ha dato la fiducia di poter vincere in campo internazionale».

E poi ancora lodi: «Mourinho è una fantastico allenatore, un fantastico motivatore e un fantastico comunicatore: di solito si devono prendere tre persone diverse...» Sul futuro una sola certezza. «Non voglio un personaggio che lo imiti». Altrimenti non sarebbe Special One.

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