La Moratti incontra Chinatown: «Integrazione ma basta illegalità»

Faccia a faccia del candidato sindaco con i residenti del quartiere accompagnata dal comitato ViviSarpi

Sabrina Cottone

«Sono un’indipendente» dice Letizia Moratti agli esasperati esponenti del comitato ViviSarpi, il comitato di quartiere che l’ha inondata di tutto il senso di abbandono in cui sentono di vivere gli abitanti di via Paolo Sarpi, ormai meglio nota come Chinatown. È la prima uscita pubblica della candidata della Casa delle libertà a sindaco e la passeggiata diventa un’odissea tra saracinesche abbassate, negozi già chiusi o pronti a chiudere per far spazio alle attività all’ingrosso gestite da immigrati cinesi. «Sabato scorso è stato l’ultimo giorno di lavoro della cartoleria, quattro giorni fa è scomparsa la profumeria, tra poco ci lascerà la libreria di quartiere» raccontano il presidente dell’associazione, Pierfranco Lionetto, e i suoi collaboratori, e a ogni passo indicano locali sigillati e ideogrammi che spiegano che cosa si vende all’ingrosso e che cosa si venderà.
Cinquecento bandiere arancioni sventolano su finestre, balconi e negozi: «Basta ingrosso e illegalità». Letizia Moratti ne è convinta: «Bisogna risolvere queste condizioni di illegalità. La situazione non è stata affrontata dalle istituzioni locali, tutte le istituzioni, nel modo in cui doveva». Sottolinea tutte le istituzioni e cioè il Comune (come accusano i cittadini del comitato) ma anche la prefettura retta da Bruno Ferrante, anche se lei non cita nessun nome né nessun palazzo. Al presidente di ViviSarpi, Lionetto, che le ricorda che lei fa parte del centrodestra, la Moratti risponde di essere «indipendente». Annuncia: «Farà parte dei miei cento progetti il piano che prevede una delocalizzazione graduale del commercio all’ingrosso».
La candidata insiste sul tema dell’integrazione e della convivenza tra culture diverse: «Serve un piano organico di riqualificazione del quartiere che consenta di vivere in armonia. Il comitato non rifiuta nel modo più assoluto l’integrazione, chiede solo che l’integrazione non diventi sopraffazione». E adesso lo è. «Se non si può fare la spesa o non si può andare in libreria, un quartiere non è vivibile. Ormai ci sono solo negozi all’ingrosso. È necessario far tornare questo quartiere vivibile per i cittadini residenti». Spiega di condividere le proposte di ViviSarpi che appunto chiedono, oltre allo spostamento in periferia del commercio all’ingrosso, il rispetto delle regole e far tornare il quartiere vivibile.
Il presidente del comitato tiene a sottolineare che la sua è un’associazione trasversale, senza adesione ad alcuno schieramento: «Non siamo razzisti, ci piace questa mescolanza. Vogliamo un quartiere multietnico, chiediamo solo il rispetto delle regole. Abbiamo spiegato i problemi alla Moratti. Ci piacerebbe un confronto con entrambi i candidati, Moratti e Ferrante, così che i cittadini possano scegliere la soluzione migliore».
La Lega, il partito che negli ultimi anni ha più spesso puntato il dito contro il degrado di Chinatown, è soddisfatta.

Massimiliano Orsatti, segretario provinciale dei lumbard, è solo dispiaciuto di non aver potuto partecipare: «È andata da sola, ma ci fa piacere che abbia segnalato la situazione come un’emergenza. Sappiamo di chi è la colpa e cioè in parte dell’attuale amministrazione comunale ma soprattutto dell’ex prefetto. E adesso capiamo perché non ha fatto nulla visto che è diventato candidato sindaco della sinistra...».

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