Moratti non cambia perché non sa cosa «inventare»

Ieri Moratti aveva di fronte solo due soluzioni: licenziare se stesso o licenziare l’allenatore. La terza per ora è impraticabile: licenziare più di metà squadra. Tra infortuni, svenimenti e teste svuotate, il presidente potrebbe pensare di vederci chiaro. Per autostima propria, e immediata assenza di alternative alla panchina, Moratti ha preferito prendere tempo. Regalando una frase che ricorda molto quella rifilata alla stampa nell’immediata vigilia del licenziamento di Mancini. «Cacciare Benitez? Mi sembra che questo l’abbiate inventato voi giornalisti. L’ho letto sul giornale, non c’è alcuna decisione traumatica. Il progetto va avanti e c’è piena fiducia nel tecnico». La parola chiave è «inventare». Dopo poco tempo, uno dei suoi tecnici preferiti venne licenziato. E così potrebbe succedere stavolta. Il tempo per trovare un allenatore e magari lasciare a Benitez una penultima chance (Chievo), prima dell’eventuale ultima (Twente). Infatti Il presidente non avrà dimenticato che la cacciata di Cuper coincise con un inabissarsi in Champions, a qualificazione quasi conquistata: disastro di Verdelli a Mosca, il resto lo fece Zaccheroni.
Fin dall’inizio lo spagnolo non è stato il preferito del patron: suggerito da Marco Branca, digerito dopo il rifiuto di Capello, accompagnato dall’idea di cambiar strada appena sarà libero Guardiola (magari l’anno prossimo). Ma ormai è chiaro: Moratti trova insopportabile dover ammettere di aver sbagliato lui più del tecnico. Il fair play finanziario gli ha tappato gli occhi, l’effetto Mourinho (risultati compresi) ha completato l’opera: squadra svuotata, mentalmente e fisicamente prosciugata, giocatori tenuti in rosa per un pizzico di miopia e Balotelli a Manchester. Probabilmente il presidente ha dimenticato che anche Mourinho, quando si è trovato a contare gli infortuni, ha rischiato di perdere lo scudetto e il tracollo è stato stoppato dall’autogol della Roma.
Insomma siamo alle solite, che coincide con solita Inter: Moratti ha mandato avanti Branca e il figlio Angelo Mario alla Pinetina. Quattro ore di chiacchiere ad Appiano Gentile con Benitez e Amedeo Carboni, il suo uomo di fiducia. Tempo lungo e significativo per trovare una soluzione alla crisi o per metter spalle al muro il tecnico. Il presidente ha provato a tranquillizzare l’ambiente. «Posso essere seccato dopo una partita come quella di domenica, ma questo non cambia i programmi della società. C’è piena fiducia come ho già detto l’altro giorno». Poteva aggiungere: non è semplice trovare un sostituto. Gettonatissimo Leonardo. Vero che ha pranzato con l’ex allenatore del Milan? La domanda è volata leggera alle orecchie del patron. E lui: «Arrivederci!». Che è un non rispondere.
Alternative? Lippi(!), Simeone, Spalletti che, però, ha un contratto e un campionato da concludere (benché già vinto) con lo Zenit. Forse l’ex tecnico della Roma sarebbe forse l’ideale per il presidente. Un po’ più arrembante di Benitez, un po’ meno straripante di Mourinho. Poi, certo, c’è la squadra. Se non gira, non sta in piedi, se piovono infortuni, non c’è mago che tenga. Ieri Spalletti lo ha detto durante un’intervista: «Al primo posto, per riuscire a vincere, serve una buona squadra, con qualità, al secondo una buona società». E di fronte all’idea di cambiar società, non ha chiuso la porta. «Sto bene, resto in Russia per giocare la Champions, salvo non mi caccino o non cambi la situazione per qualche ragione». L’Inter può essere una buona ragione. Sembravano parole indirizzate alla gente nerazzurra che, patron a parte, è molto più convinta del tenersi Benitez. Evidentemente l’esperienza insegna qualcosa anche ai tifosi.

Invece Moratti ieri sera si è chiuso in ufficio con Branca e il tecnico spagnolo e ha ricominciato a sfogliare la sua margherita. Incontro terminato con la scarna dichiarazione «confermata la fiducia a Benitez». Ma i problemi della squadra restano.

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