La Moratti non cede e la sinistra chiama i giudici

Il Pgt a un passo dal traguardo. Come prevedibile c’è stata bagarre ieri in aula a Palazzo Marino. In calendario il passaggio forse più delicato del Piano di governo del territorio arrivato al momento decisivo. In bilico tra l’essere definitivamente seppellito dalla montagna delle le 4.765 osservazioni civiche e dei 2.748 emendamenti dell’opposizione e associazioni e che, se discussi una per una avrebbero reso assolutamente impossibile l’approvazione entro il termine ultimo stabilito dalla legge del 14 febbraio e la soluzione proposta dal centrodestra di unificarle per gruppi riducendo a poche ore di consiglio il tempo necessario al varo del nuovo piano regolatore. Alla fine con 27 voti a favore (compreso quello del sindaco), l’astensione del presidente Manfredi Palmeri e l’opposizione fuori dall’aula, passa la proposta di limitare la discussione con l’accorpamento delle osservazioni in otto gruppi omogenei con 3 votazioni per ogni gruppo (una per le osservazioni accolte, una per le rigettate e una per le parzialmente accolte).
Una «posizione palesemente illegittima», un «abuso che non deve passare», un «atto allucinante di cui non saremo complici» la protesta del centrosinistra. Con il capogruppo del Partito democratico Pierfrancesco Majorino che parla di «un centrodestra che ha imposto con questo voto un metodo che noi consideriamo illegittimo, non saremo complici in nessun modo di questo allucinante atto della maggioranza». E ha già accennato all’intenzione di portare la questione «in altre sedi». Tutt’altro che larvata minaccia a un ricorso alla magistratura, l’ultima carta rimasta da giocare per evitare l’entrata in vigore del Pgt. «La decisione sul metodo da adottare è stata correttamente lasciata all’aula - il commento del sindaco Moratti. Abbiamo ricercato una proposta che speravamo potesse essere condivisa per diversi mesi, ma questo non è stato possibile. L’aula ha confermato un metodo che consente un’ampia discussione e nello stesso tempo di votare il provvedimento nel tempo stabilito dalla legge regionale. Ricorso al Tar? Sono molto serena». Per l’eurodeputato della Lega Matteo Salvini «Milano ha bisogno di regole, di certezze, di sviluppo. La città purtroppo è ostaggio di una sinistra perditempo e distruttiva che a parole vuole più case e più verde, ma nei fatti blocca il Pgt che prevede 3 milioni di nuovo verde e 30mila alloggi a basso prezzo». Attacca Basilio Rizzo, della Lista Fo: «Il sindaco non è in grado di imporre alla maggioranza la fatica di decidere, di stare qui in aula, non ha nemmeno questa autorità», mentre per Giuseppe Landonio (Sel) quella della maggioranza è «una posizione palesemente illegittima» e per Francesco Rizzati (Pdci), «si sbatte la porta in faccia ai cittadini».
«Stiamo discutendo da due settimane - taglia corto il vicepresidente del consiglio Stefano Di Martino (Pdl) - La parte politica può assumersi l’onere di decidere. Ci assumiamo questa responsabilità che non è grave se è fatta per il bene della città». Secondo il capogruppo del Pdl Giulio Gallera «c’è un diritto dell’aula a scegliere una modalità di lavoro. La legge dice che non occorre una analitica valutazione delle osservazioni e con 4.700 osservazioni una valutazione analitica non è possibile».

«Il centrodestra - tuona il candidato sindaco Giuliano Pisapia - ha scelto la strada più antidemocratica per porre fine rapidamente al dibattito». Per Fabrizio De Pasquale «questa opposizione sogna solo che lo sviluppo della città sia impantanato in qualche aula di Tar».

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