La Moratti non sfila ma non si defila: «Sì al vertice col governo»

Milano La marcia dei cinquecento sindaci comincia alle 11 del mattino sotto un sole che scalda Milano, i cuori dei manifestanti e le ragioni della contestazione. Sono tutti lì, in prima fila, con la fascia tricolore sul petto, dietro uno striscione che grida a caratteri cubitali il senso delle loro rivendicazioni: «Vogliamo garantire opere pubbliche e servizi». È il giorno della protesta degli amministratori pubblici del Nord, primi cittadini e assessori che sfilano per le vie del centro contro i vincoli di un patto di stabilità che li paralizza. Contro i tagli ai trasferimenti agli enti locali e per reclamare a gran voce la piena restituzione di una quota dell’Ici 2008, dopo l’abolizione della tassa sulla prima casa. È il giorno della manifestazione promossa dall’Anci Lombardia e dal suo presidente e sindaco leghista di Varese, Attilio Fontana, che riesce a smuovere i rappresentanti del territorio di ogni colore politico, esponenti della Lega, del Pdl e persino del Pd. Sono tantissimi in piazza, più di quanti si sarebbero immaginati gli organizzatori e questo è già un primo successo. Il secondo arriva qualche ora più tardi, alla fine dell’incontro con il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi che annuncia ai sindaci di essere stato chiamato da Letta e Tremonti: l’intenzione del governo è prendere provvedimenti in loro favore, a partire dal federalismo fiscale. Ma soprattutto l’incontro a breve con il ministero dell’Economia che il sindaco di Milano Letizia Moratti, assente alla manifestazione, è riuscita a strappare qualche ora prima del corteo.
E però, nelle file degli amministratori la sua è un’assenza che pesa, annunciata sì, ma non per questo condivisa dagli altri 500 colleghi. I più severi sono quelli del Pd e le critiche arrivano anche dal Pdl. Lei fa sapere di non aver avuto alcun rimpianto per la sua decisione. «Ho lavorato con i sindaci che ho sempre tenuto informati restando in contatto con il presidente Fontana - ribadisce Moratti -. E il prefetto ha comunicato che ci sarà un incontro con il ministero dell’Economia nella figura del sottosegretario Vegas». A fine giornata, tocca proprio a Fontana smorzare le polemiche: «È come se ci fosse stata. Ha detto di essere d’accordo con noi e ha cercato di dare un contributo in altro modo. Mi dispiace perché è lei che ha perso il piacere fisico di una manifestazione così». Dove per la prima volta «una parte del territorio si è messa insieme per dare una spallata all’assistenzialismo. E non si potrà non tenerne conto nelle stanze in cui si prendono delle decisioni. Questa è la protesta del Nord che soffre e che vuol dire al Centro che non si può andare avanti così». Il messaggio è forte, così come il tono delle richieste che parlano di un allentamento del patto di stabilità per i più virtuosi e un irrigidimento per gli spreconi. L’accento batte sul tema della meritocrazia, sulla possibilità di premiare chi ha sempre rispettato le regole. «Ci aspettiamo anche una regionalizzazione del patto di stabilità e una rivisitazione dei trasferimenti dallo Stato - continua Fontana dopo aver consegnato simbolicamente la fascia in Prefettura -, non accetteremo più i milioni a pioggia dati a chi va in default, perché i tagli non possono continuare a essere fatti in modo uguale».


Tra i primi cittadini, c’è chi giura di essere stato costretto a non rispettare il patto: «Abbiamo sforato di due milioni per sistemare le scuole materne», spiega Monica Gibillini, sindaco di Bareggio, piccolo comune nel Milanese. Ora il bilancio è ancora più strozzato di prima e come penalità ad aprile percepirà 1.125 euro. Come un dipendente di sesto livello.

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