«La Moratti è una padrona, non sfili l’1 maggio»

Giannino della Frattina

da Milano

«Vedremo se ci sarà l’occasione per stare insieme. Se ci sarà, perché no? Io non ho alcuna difficoltà a sfilare con Letizia Moratti» (Bruno Ferrante all’Ansa giovedì 27 aprile). «Letizia Moratti al Primo maggio? Non ho mai visto i padroni sfilare con i lavoratori» (Bruno Ferrante all’Ansa sabato 29 aprile). L’ex prefetto riscopre l’eskimo che (ora dice) portava da ragazzo e non riesce a evitare una crisi d’identità. E così il candidato sindaco del centrosinistra a Milano naviga a vista e non riesce a evitare l’ultimo trappolone che gli hanno teso i sindacati, invitando la Moratti alla manifestazione di lunedì per la festa del lavoro. Una decisione presa all’unanimità dai vertici sindacali che ha subito provocato un terremoto nella Cgil. Con segretari, dirigenti e semplici iscritti che hanno minacciato di disertare il corteo o di ammainare striscioni e bandiere. Dopo i fischi del 25 aprile, sulla Moratti si abbatte ora l’ira dei sindacati. Una reazione che ha convinto la Cgil a tentare la marcia indietro chiedendo allo staff della Moratti di pensare alla possibilità di una rinuncia.
Ipotesi che non sembra interessare nella sede elettorale di via Durini. «I sindacati mi hanno invitato - respinge al mittente la Moratti - e io ci sarò». Poi si lascia andare a considerazioni che prenderanno in contropiede più di qualcuno. Soprattutto a sinistra. «Sarò al Primo maggio perché voglio ribadire l’importanza del ruolo del sindacato nelle politiche del lavoro e dell’occupazione. Milano cresce, ma bisogna favorire questo processo». Già pronte alcune iniziative da mettere in atto al più presto. «È necessario - spiega il candidato del centrodestra - un monitoraggio delle esigenze del mercato del lavoro per poter approntare soluzioni più efficaci. E poi proporrò a Regione e Provincia la sigla di un patto per la competitività e l’innovazione. Bisogna creare una borsa del lavoro che faccia incontrare domanda e offerta e aumentare gli sportelli rosa per le donne in cerca di un lavoro. Senza dimenticare le iniziative a sostegno di chi rischia di essere espulso dal mercato del lavoro». E, per chi non lo avesse capito, lo ripete. «Per fare tutto questo, il sindacato è fondamentale. A maggior ragione oggi, nel momento in cui forse la politica è divisa e si fatica a trovare risposte concrete. Deve essere un corpo intermedio e svolgere un ruolo importante per tentare di dare risposte». Parole che non convincono il verde Paolo Cento. «La Moratti abbia il buonsenso e il buongusto di non provocare e compia la scelta più opportuna e responsabile: non partecipi alla manifestazione». Più minacciosi quelli di Retescuole. «Rivendichiamo il diritto democratico al fischio come espressione popolare di dissenso. Loro hanno le televisioni, noi abbiamo il fischio». E l’associazione invita a «partecipare dotati di un fischietto, dato che i più si sono dimenticati come si fa con due dita. E perché nessuno rimanga senza, ne porteremo mille, di tutti i colori».
Ma la Moratti non sembra aver nessuna intenzione di rinunciare alla proposta di Onorio Rosati, il segretario della Camera del lavoro milanese. Un invito che era tanto piaciuto a Ferrante. Prima di cambiare idea. «Il Primo Maggio - ha stilettato ieri velenoso - deve sfilare chi si riconosce nei valori della festa dei lavoratori, come il 25 aprile deve sfilare chi si riconosce nei valori dell’antifascismo. Chi ha una visione della vita diversa e ha vissuto una vita più dall’altra parte non è del tutto legittimato a manifestare. Non ho mai visto i padroni sfilare con i lavoratori». Un attacco che la Moratti respinge con un sorriso. «Padrona io? Per la verità lavoro da quando ho 18 anni.

Lavoravo e studiavo insieme e mi sono fermata solo pochi giorni quando ero in maternità». E per chiudere una lezioncina. «Credo che il lavoro sia un patrimonio di tutti, un patrimonio comune. Per questo invito tutti, ma proprio tutti a creare le condizioni perché il lavoro aumenti».

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