Moratti: «Piango con la mamma di Francesco»

Quando è scoppiato il caseggiato il bambino stava giocando solo in casa con la Playstation. I cani lo hanno individuato sepolto sotto le macerie

Giacomo Susca

Letizia Moratti è solo una donna, una madre, mentre è costretta a rivelare a un’altra madre che il suo bambino non c’è più, che non ce l’ha fatta. Il sindaco di Milano stringe a sé quella madre disperata in un abbraccio commovente, straziante, lasciando scorrere le lacrime. Prima, quando ancora si cercava tra i detriti il corpo del bambino, aveva protetto Viola Balsamo dai flash dei fotografi, dalle domande dei soccorritori e della gente. Solo un dubbio, atroce: «Francesco è là, sotto quello che resta del palazzo crollato».
«Ho cercato di stare vicino a quella madre, c’era un bambino sotto le macerie. Potete immaginare come si sente, volevo solo starle vicino». Letizia Moratti prova a descrivere il momento che precede il dolore assoluto, la perdita di un figlio. Ricorda quell’abbraccio, in cui ha comunque trovato il fiato per pronunciare qualche parola di sollievo: «Non è una situazione facile, ma ci sono ancora speranze», aveva sussurrato. Nel momento in cui il piccolo Francesco è stato trovato completamente ricoperto dai detriti si è capito quant’era flebile quella speranza di ritrovarlo in vita. Francesco, 7 anni, era a casa, stava giocando alla playstation quando quattro piani della palazzina dietro il suo appartamento lo hanno investito.
Quasi mezzanotte. Tutto era iniziato poche ore prima, verso le otto. Lo scoppio, «immane». E poi l’onda d’urto, che ti butta giù per le scale, fuori casa. In vestaglia. Luisa Spadotto abita - o meglio, fino a ieri abitava - in via Lomellina, al civico 5. Affianco allo stabile investito dall’esplosione. Cammina per strada senza sapere dove andare, in mano solo una borsa. «I vigili del fuoco hanno detto che potremo tornare a casa fra due, massimo tre ore. Pazienza che ho tutti i vetri rotti...». La signora Luisa è visibilmente scossa e ha ancora il fiatone per via dei gradini, fatti di corsa. Ancora non sa che le ore di attesa saranno molte di più. Come lei, i «senza tetto» delle palazzine ai numeri 5, 7 e 9 sono poco meno di centocinquanta. Di sicuro, al numero 7 alloggiavano 58 persone. Di fronte è stata allestita una tensostruttura per accoglierli, dare informazioni, fornire qualsiasi tipi di aiuto a chi trema e non riesce a spiccicare una parola.
«Gli sfollati verranno ospitati in case messe a disposizione dal Comune», assicura il vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato, accorso con Letizia Moratti sul luogo della tragedia. «Toccherà alla magistratura accertare le responsabilità di quanto accaduto questa sera, per ora non possiamo aggiungere altro». Il pm di turno, Luigi Orsi, compie il sopralluogo, «sembra che si tratti di una fuga di gas», sono le sue uniche parole prima di allontanarsi su un auto della polizia. Il presidente della Provincia, Filippo Penati, conferma che «la causa dello scoppio è da attribuire a una fuga di gas». «Certo - aggiunge Penati - l’orario è stato dei peggiori: alle otto tutta la gente era in casa». Sul posto sono accorse le principali istituzioni cittadine. Il questore, Paolo Scarpis, e l’assessore comunale alla Casa, Giovanni Verga. Il prefetto, Gian Valerio Lombardi, da parte sua ha ribadisce che «l’esplosione è dovuta a una fuga di gas. È veramente una tragedia», commenta osservando le macerie.
Arriva il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Si è tenuto in costante contatto con gli agenti sin dal primo momento.

«È difficile valutare il numero dei dispersi, in molti si sono allontanati sotto choc dopo l’esplosione. Le ricerche proseguiranno per tutta la notte». Una notte troppo buia per Milano. Non servono a rischiararla i riflettori dei vigili del fuoco, le sirene delle decine di ambulanze e delle forze dell’ordine.

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