La Moratti resiste ai fischi: «Qui anche il prossimo anno»

La Moratti resiste ai fischi: «Qui anche il prossimo anno»

Dopo i nove anni dell’era Albertini, un sindaco di Milano torna sul palco del 25 aprile. E la piazza risponde travolgendola di fischi. Non quelli dei centri sociali, bloccati dal servizio d’ordine in piazza San Babila per evitare la contestazione al subcomandante Fausto (Bertinotti). Ma quelli della gente comune, dei militanti e simpatizzanti di partiti e sindacati della sinistra che non tollerano di vedere un politico del centrodestra a una celebrazione che, evidentemente, continuano a considerare tutta loro. Salvo poi a lamentarsi quando, dall’altra parte, si declina l’invito a partecipare considerando non ancora arrivato il momento di una compiuta pacificazione.
Ieri è andata come previsto. Con Letizia Moratti pronta a leggere le sei cartelle del suo discorso e il pubblico altrettanto pronto a contestarla ancor prima di sentire cosa avesse da dire. Poche parole e parte la liturgia più classica e «sinistra»: fumogeni, pugni chiusi, le bandiere rosse con la falce e martello, gli striscioni no global, il megafono che urla “fascista, fascista”, i faccioni di Marx, Lenin, Stalin e Mao Tze Tung, il Tricolore sfregiato dalla stella a cinque punte. Ma anche, proprio lì dove il baccano è più forte, le bandiere di Emergency e gli slogan che chiedono la liberazione del mediatore Rahamatullah Hanefi, ancora detenuto in Afghanistan. E a nulla serve che la Moratti, per concludere, aggiunga una frase assente nel testo scritto. «Viva la Resistenza», la chiusa accolta da contestazioni ancor più violente. «I fischi? Io non li ho sentiti - risponde subito dopo con la voce un po’ incrinata, dall’emozione dice, forse dalla rabbia -. E comunque non mi permetto di giudicare. Ho sentito solo una grande unità». E unità, effettivamente, sul palco ce n’è molta. A cominciare dal presidente della Camera che parte al contrattacco. «Penso - la censura di Bertinotti - che non ci sia nulla di più sbagliato che fischiare il 25 aprile. Se non avessi avuto il ruolo che ricopro, avrei preso il microfono per spiegare perché non lo si doveva fare. Il 25 aprile è il luogo dell’accoglienza, quel giorno è stata conquistata la democrazia e il modo per farla vivere è il rispetto per tutti, quali che siano le differenze». Ancor più determinato Filippo Penati. «Sono quattro cretini - replica immediatamente il presidente diessino della Provincia - Ma non dobbiamo dargliela vinta, la Moratti deve tornare anche l’anno prossimo». Invito immediatamente accolto. «Ci sarò», assicura lady Letizia. Che non manca di sottolineare la portata storica della sua presenza. «Quella di oggi - spiega - è una svolta.

È Milano che vuole riaffermare il ruolo cruciale avuto nella Resistenza». Al suo fianco l’assessore Stefano Pillitteri. «Questa contestazione è la dimostrazione che chi è democratico è sicuramente antifascista, ma che non tutti gli antifascisti sono democratici».

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