Moratti rimanda Gasperini a Novara

«Diamogli tempo». La società sta con Gasperini. Sta con Gasperini, difende Marco Branca, non cerca colpevoli. Questa è la versione ufficiale. Piuttosto il presidente è deluso dalla mancanza di riconoscenza verso un gruppo, tutti compresi, che ha portato a casa quindici titoli negli ultimi sei anni e ha ridotto un passivo di bilancio da 150 a 30 milioni. È un modo per spostare il problema, il presidente lo sa, ma non c’è niente che Massimo Moratti voglia rimproverarsi, l’ingaggio di Gasperini e la cessione di Samuel Eto’o, necessari come la pazienza che invoca oggi nella tifoseria che sabato sera ha lasciato in anticipo San Siro. Ma non è facile chiederla a gente, in campo e in curva, che ha vinto tutto passando come un caterpillar sugli avversari. Non ne ha lui per primo, se la sta solo imponendo e il fine corsa per Gasperini è una linea che viene spostata in avanti giorno dopo giorno: «Aspettiamo Novara».
Il presidente non vuole dare soddisfazione a chi era da tempo preparato a picchiare duro sulla sua Inter, ma è spiazzato anche lui dal tecnico e dalle sue scelte. Difesa a tre, ripudio del modulo dei quindici titoli, Pazzini, che segna montagne di gol, in panca, tutte novità che mastica ma non riesce a deglutire.
L’Inter sabato sera non ha mostrato progressi, non è riuscita neppure a far capire in quale direzione stia viaggiando, ma Gasperini sui tre grandi quesiti con la Roma c’ha preso. La difesa a tre sabato sera ha retto e per la prima volta non ha preso gol. L’abbandono del vecchio modulo lo ha spiegato in due parole: «Niente più difesa e contropiede perché non c’è più Eto'o», spiegazione che irrita perché dà l’idea che il tecnico avesse una percezione catenacciara dei successi dell’Inter e quel difesa e contropiede non è piaciuto in società. Gasp l’ha spiegato così: «L’Inter non ha gli interpreti per giocare come in passato con difesa e contropiede. Non ha la velocità per farlo perché non ha più Eto'o. Deve giocare in modo diverso, con una difesa più alta e imponendo lei la partita». E Pazzini in panchina è solo una scelta dettata dalla situazione sul campo: «Perché non ho inserito lui e invece ho messo dentro Muntari? Avevo bisogno di un centrocampista, Sneijder era affaticato, stavamo soffrendo. Stimo Pazzini, giocherà tante partite e segnerà tanti gol». Tabellino alla mano l’Inter nel finale ha messo la Roma fra i paletti e ha giocato il suo quarto d’ora migliore.
Ma Gasp non va a genio, diciamolo, per guadagnarsi il suffragio deve lavorare il doppio, ottenere risultati senza grinze, perché non ha la postura di Mancini, Mourinho e Leonardo, è lontano anche da quella di Mihajlovic e Villas Boas, due che Moratti avrebbe visto bene al suo posto. Per la maggior parte degli interisti ha la faccia da antinterista. Ma se qualcuno pensa sia qui per tirare contro, allora è da ricovero. Dopo stagioni nel gregge ha la possibilità di vincere qualcosa e prepararsi un futuro di livello, questa è la sua grande occasione, fallirla potrebbe significare venire bollato come tecnico per medie imprese. E non è vero che sia sfigato perché è arrivato all’Inter nel momento sbagliato. È vero invece che è qui proprio perchè l’Inter è in un momento sbagliato, altrimenti non ci sarebbe mai arrivato.


Moratti anche sabato era molto irritato in tribuna, non c’erano Motta, Stankovic e Maicon, assenze pesanti, ora aspetta Novara e non sa neppure se ci sarà Sneijder colpito duro al piede. Però ci sarà Gasperini, lo difende ma non sa se è quello giusto.

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