Moratti: «Rivoglio la Champions» Evviva l’Inter che non sa far gol

Il gol di Pandev? «Una pugnalata al cuore». Parola di ex, che poi è Kalle Rummenigge, oggi presidente del Bayern, in tempi più lontani un bombardiere che sapeva segnare quel tipo di reti. Insomma quelle che vanno a disintegrare la rete e strapazzano i cuori. È il miglior omaggio che Goran Pandev poteva sorbirsi, dopo aver spinto i suoi tifosi alla voglia di decapitazione! Inter pandemonio. Troppo facile. Inter diabolica? Qualcuno potrebbe querelare. Ha vinto l’Inter che non sa far gol? Incredibile, ma vero.
Ecco, per esempio, chi sono i reali eroi (vabbè, esageriamo) della serata di Monaco? Moratti ha rifilato il suo dieci con lode a Leonardo. «Ha dato dimostrazione di intelligenza e capacità. È un bene per il futuro». Ma certo non sarà sfuggito al presidente che Leo è l’erede naturale di Mou in quanto a lato B, o fattore «C» che dir si voglia (l’ad Paolillo la definirebbe: mentalità vincente). Quel gol di Pandev è un marchio di garanzia. Altro che intelligenza e capacità. Soprattutto così, fedele alla regola di chi segna un gol in più, l’Inter ha salvaguardato la faccia dell’Italia calcistica ed anche la sua: una detentrice che esce agli ottavi lascia una macchiolina sul pedigrèe. Dunque, inchino. E il campionato d’Italia si sentirà ancora tra quelli che comandano in Europa.
Appunto, allora chi ringraziare? Loro, i due cenerentoli. Goran Pandev, il peggiore in campo. Julio Cesar il più incallito mister Papera di queste due partite. «Julio non si può mai giudicare male», ha ripetuto Moratti anche stavolta. «Pandev? Beh, certo non era in serata», ha ammesso il presidente. Direte: ma Sneijder ed Eto’o? «Non voglio togliere nulla a Ibra, ma Eto’o è fantastico». Però qui va fatto l’elogio all’Inter che ti sa sbalordire. E magari l’ha lanciata verso altre soddisfazioni. Una rimonta contro il Lione (1-2 a Milano, 3-1 a Lione) portò alla conquista della coppa Uefa.
Pandev, il cannoniere più bislacco: quest’anno è stato l’elogio di un fantasma e di uno sciupagol. La cura Mourinho lo aveva convinto di essere solo un’ala vecchio stile, quelle definite «di raccordo»: ovvero tanta corsa e pochi gol. C’è voluto del tempo per riportarlo alla realtà. Benitez gli aveva tirato la volata: segnerà quando conta, aveva raccontato poco prima della finale Intercontinentale. E così è stato. Leonardo ci ha riprovato, ma c’è voluto lavoro psicologico, una sorta di droga mentale per risvegliare istinti annebbiati. Contro il Genoa finalmente qualche segnale. Poi Monaco. Sarà un caso, ma quest’anno Pandev ha sempre segnato in sfide da pallottiere: 7 gol fra Genoa e Inter, 3 o 4 negli altri incontri, tre vinti (Roma, Mazembe e Bayern) e uno perso (Lazio, 3-1). In tutto, quest’anno ha realizzato appena 5 gol, da quando è all’Inter solo 8. Ehm!Ehm! La mira non è proprio da goleador, il fiuto è già migliore.
Se Pandev ha detto: «Questo è il gol più importante della mia carriera». C’è da credergli. Se l’Inter si sente miracolata, c’è da assecondarla. Se Julio Cesar riuscirà a godersi una vita migliore dovrà solo ringraziare questo cicciobello mezzo pelato, che ha acciuffato l’attimo fuggente. Le papere di San Julio non sono una novità, ma stavolta sono state il pane della spettacolarità, dell’incertezza, delle emozioni. Ecco perchè Julio e Pandev meritavano 10 in pagella quanto Leo. Moratti non ci ha fatto conto. Ma come sarebbe stata la serata dell’Inter(completa di epilogo) senza la cappella dell’ultimo minuto a San Siro e senza la paperata iniziale di Monaco, che il presidente ha benevolmente definito «un incidente»?
Julio è un meraviglioso dispensatore di emozioni: nel bene e nel male. Nelle scorse stagioni è stato miracoloso e altre volte preoccupante, soprattutto dopo l’incidente in auto di due anni fa. A differenza di quanto si possa pensare, tutto ciò è tipico di un grande portiere. Quelli veramente grandi non sono mai stati robot umani, neppure Zoff. E in Germania, terra di grandi numeri uno, Julio si è guadagnato quanto gli mancava per sentirsi ai confini dell’immortalità calcistica. Ha fatto spettacolo con la papera, ha salvato l’Inter con altre prodezze: straordinario per freddezza, determinazione e spirito di rivincita. Ecco perché stavolta ha vinto, in tutti i sensi, l’Inter che non fa gol.

E così Moratti può sognare in grande: «Ora preferisco la Champions, mi stuzzica di più. E poi queste vittorie ti fanno arrivare in fondo con più energie». Dieci a quella Inter e dieci al cuore dei suoi tifosi, abituato alle bizze figlie di questi eroi.

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