Moratti: "Serve una stagione di memoria e riconciliazione"

Il sindaco stigmatizza le contestazioni: "Questa festa deve finalmente diventare un patrimonio di tutti gli italiani". Quest’anno niente corteo e palco per evitare lo scatenarsi delle proteste. «Ingeneroso chiedere una svolta Grazie a Milano l’Italia sta superando la crisi»

Moratti: "Serve una stagione di memoria e riconciliazione"

Niente a che vedere con le contestazioni di un anno fa, quando i centri sociali arrivarono con il furgone fin sotto il palco. O quando in piena campagna elettorale, nel 2006, Letizia Moratti sfilò in corteo spingendo il padre ex partigiano in carrozzella. Questa volta, in forse fino all’ultimo, il sindaco ha evitato la sfilata del 25 aprile ed è arrivata direttamente in auto in piazza Duomo. Microfoni spenti per politici e rappresentanti delle istituzioni (era la regola) e la Moratti ha preferito restare defilata anche sul palco dell’Anpi per non essere accusata di provocare urla a scopo elettorale. Ma slogan e qualche fischio non sono mancati comunque nel breve tratto che ha percorso a piedi per lasciare la manifestazione. «Vergogna, vergogna, fascista, vattene» ha gridato un gruppo di contestatori. Idem all’inizio, nell’unico istante in cui si è affacciata verso la folla che stava riempiendo il sagrato per ascoltare gli interventi, «vai a casa, Milano libera». Ma è stato un coro isolato. Più numerosi gli striscioni, da «Mestizia e la casa di Batman» che faceva riferimento all’immobile del figlio al centro di un’inchiesta per abuso edilizio, a «Sindaco vergogna» retto da un rappresentante del Comitato permanente antifascista contro il terrorismo per la difesa dell’ordine repubblicano, offeso per il convegno a Palazzo Marino a cui erano presenti anche le insegne della brigata fascista Decima Mas. «Non sono preoccupata dei fischi - assicura la Moratti - ma solo che questa festa sia patrimonio di tutti, è giusto che i politici non intervengano in campagna elettorale, ma le istituzioni devono esserci perché hanno un valore in sé stesse, al di là di chi le rappresenta». Si augura che «questa giornata apra una stagione nuova, di memoria e riconciliazione, ne abbiamo fortemente bisogno». Una memoria, precisa, che «deve essere vera, non negare gli errori ma essere capace di superare fratture e divisioni». Soprattutto mentre l’Italia festeggia i 150 anni dell’Unità. «Questo ricordo ci aiuta a guardare avanti con il senso del nostro passato. In un mondo che ha ancora situazioni di intolleranza, ingiustizia, democrazia incompiuta - sottolinea - abbiamo bisogno di una forte unità europea e questo non può che partire da una riflessione nostra, da una riconciliazione nostra per essere poi noi stessi protagonisti in questa Europa unita e in questo mondo globale».
Sul palco sale anche il segretario nazionale del Pd Pierluigi Bersani, stringe la mano al sindaco, ma poi si augura che dal voto delle amministrative parta «un segnale per il Paese, a Milano vinciamo, ha avuto troppo poco dalla sua amministrazione e ha dato troppo poco al Paese in questi anni». Parole «ingenerose» replica Letizia Moratti, «la città non ha bisogno di una svolta, è grazie a Milano se l’Italia continua ad affermarsi come un Paese capace di affrontare una crisi economica che ha travolto invece la Grecia, l’Irlanda, e ora sta creando gravi difficoltà al Portogallo e alla Spagna».
La folla alza bandiere di Sinistra e libertà, Italia dei valori, Bonino-Pannella, Pd, Comunisti italiani. Applausi quando il delegato sindacale dei metalmeccanici nel comizio fa riferimento al caso Lassini e ai giudici milanesi «descritti come brigatisti».

E per il presidente dell’Anpi nazionale Carlo Smuraglia che denuncia la «crisi non solo economica, ma anche politica e di valori nel Paese, si calpestano organi di garanzia come la magistratura e la corte costituzionali», e dice «basta a rigurgiti nostalgici di antifascismo».

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