«Deciderà il consiglio». Alla commissione per gli Ambrogini d’oro siedono i capigruppo sia di maggioranza che opposizione, e si riuniranno in «conclave» la prossima settimana. Ma pur conoscendo la posizione del centrodestra sul nome di Enzo Biagi, candidato dal Pd alla Grande medaglia d’oro alla memoria, Letizia Moratti manda comunque il messaggio: «È un grande giornalista che ha sempre messo al centro della sua attività l’analisi dei fatti e la ricerca della centralità della persona - afferma -. La sua capacità che ricordo di più? Il suo schierarsi per i diritti delle persone, al di là di ogni appartenenza politica o culturale». E poi «il fatto di aver scelto Milano, era più milanese di tutti noi». Dunque: «Gli ambrogini sono decisi dal consiglio», ma «io ho già detto in occasione della sua scomparsa che credo sia un atto dovuto». Ieri il nome del giornalista scomparso quasi un anno fa, è stato iscritto insieme ad altri 13 cittadini benemeriti al Famedio del Monumentale. Tra gli altri: il tenore Giuseppe Di Stefano, lo scultore Pietro Cascella, l’attrice Teresa Pomodoro, la stilista Mila Schön. Alla cerimonia, accanto alla Moratti, il presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri e l’assessore ai Servizi civici Stefano Pillitteri (insieme al sindaco hanno scoperto una «lapide delle lapidi» in bronzo per ricordare i 50 cittadini tumulati nella cripta).
Dal Famedio all’Ambrogino alla memoria, il passo non è corto. An, Fi e la Lega non sono pronte a dire sì per la massima onorificenza a Biagi. Il giornalista già in vita, il 7 dicembre del 1979, ritirò la Medaglia d’oro. «Ha già ricevuto l’Ambrogino - ricorda il capogruppo di An Carlo Fidanza -, ora è stato iscritto al Famedio. Se il senso di questi riconoscimenti è affermare che è stato un grande milanese, è già stato ampiamente fatto. Invece mi pare ci sia un continuo tentativo di strumentalizzarne la figura per ciò che ha rappresentato negli ultimi anni di vita». Più esplicito il capogruppo della Lega Matteo Salvini: «È stato un ottimo storico e giornalista, ma di sinistra. Non venga presentato come super partes. Quando proposi Oriana Fallaci mi dissero che era una candidatura che “divideva”». Sulla stessa linea il capogruppo di Fi Giulio Gallera: «Valuteremo con grande serenità ma credo che Milano gli abbia già dato tutto, non è con la rincorsa alle medaglie che si riconosce l’importanza di una persona». Andrea Fanzago del Pd si augura invece che «si trovi un accordo, in un clima sereno».
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