«Schermaglie». Il coordinatore regionale del Pdl e presidente della Provincia Guido Podestà vorrebbe liquidar veloce gli ultimi sussulti della Lega. Con la richiesta di un Bossi sindaco di Milano.
Presidente Podestà, Bossi mica scherzava.
«Non dico che scherzasse».
Allora il candidato sindaco è Bossi o la Moratti?
«Mi perdoni, una domanda oziosa».
Sarà anche oziosa, ma sono in tanti a farsela.
«Il candidato è la Moratti».
E perché Bossi dice che la Lega non ha deciso?
«È chiaro che ci sia da discutere qualche passaggio. Ma sul nome non c’è problema».
A Bossi il vicesindaco?
«Le richieste della Lega sono legittime. Il Pdl è pronto. È normale che se il primo partito ha il sindaco, al secondo della coalizione vada il vice».
La Russa non è d’accordo.
«Milano è un caso particolare. Riccardo De Corato è uomo di spicco. È il più votato e lavora benissimo. Le cose qualche volta vanno in modo diverso».
Le piace l’idea del prosindaco o di due vicesindaci?
«In Provincia la Lega ha rinunciato al vice, che infatti è Maerna un ex di An, per avere alcune deleghe alle quali teneva particolarmente. Questione di equilibri».
E gli equilibri come si trovano?
«Dipenderanno ovviamente dai risultati elettorali. E poi ci sono posizioni di altrettanto prestigio».
Per esempio?
«La presidenza del consiglio comunale».
Il nuovo partito di Berlusconi debutterà a Milano?
«È possibile. Potrebbe anche servire a evitare spiacevoli ricorsi».
Nasceranno i Popolari di Berlusconi?
«Non escludo che quello di cui parla il presidente possa realizzarsi. E a breve».
Da cosa dipende?
«Bisogna capire se la maggioranza che appoggia il governo si consolida».
Ci vuole l’Udc.
«Vedo che Casini sta elaborando una strategia di convergenza. Con il Pdl, ma anche verso la Lega».
Verso la Lega?
«Si parla di federalismo e quoziente familiare, una prova dell’avvicinamento».
Che c’entra con Milano?
«Troppo spesso si dimentica che le decisioni politiche che qui si prendono, devono essere una conseguenza della politica nazionale».
Roma caput mundi?
«Immaginare una situazione diversa è pura illusione».
Udc e Fli cosa faranno?
«Bisogna dare alla politica i tempi della politica. È presto per pronunciare un secco “o dentro o fuori”».
Possibili alleanze col Pdl a Roma e dunque a Milano?
«Sono ottimista».
Con i «futuristi» di Fini è un po’ più complicato.
«C’è stata una loro mozione di sfiducia al governo. Non possiamo non tenerne conto. E ricordiamo che non è passata solo per il voto di qualche volonteroso».
Chiamiamolo volonteroso. E quindi?
«Penso però che una partita con Fli impostata sulla rottura non porti al successo».
Lo pensa anche la Moratti.
«Anche perché sia la mia elezione che quella di Formigoni hanno dimostrato che a Milano i numeri col centrosinistra sono piuttosto stretti».
Fli vi ruberà molti voti?
«Sono convinto che chi ha sposato all’inizio una linea critica nei confronti del Pdl e di Berlusconi oggi si trovi in forte imbarazzo».
Già in imbarazzo?
«L’elettorato di centrodestra farà fatica a seguirli. So che in molti sono già in cerca di una via d’uscita».
Ha notizia di prossimi rientri nel Pdl a Milano?
«Qui non sono in molti ad aver seguito Fini. Ma non vanno sottovalutati. Dobbiamo evitare il secondo turno».
Fli parteciperà ai tavoli della maggioranza in Comune?
«Tutto dipende da come si comporteranno a Roma».
Si parla spesso di un laboratorio Milano.
«Nessuna sperimentazione. Ma buttare tutto a mare è sbagliato».
La maggioranza traballa e in Comune Bilancio e Pgt sono a rischio.
«È bene garantire ai consiglieri la ricandidatura».
Le proteste per nomine mancate in enti pubblici?
«Tutto normale».
Mica tanto normale, la politica si fa così?
«Sono legittime aspettative. Non succede solo in politica, ma anche nelle aziende, nei giornali».
A rimetterci è il cittadino.
«Alla fine il senso di responsabilità e l’appartenenza a una squadra prevale».
Il Bilancio passerà?
«Quando mancano i soldi c’è poco da sfogliar verze. Si può solo gestire l’indispensabile. Questi son tempi così».
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