È Letizia Moratti il candidato sindaco in testa nelle preferenze dei milanesi. Il ministro della Casa delle libertà raccoglie il 46,6 per cento dei consensi contro il 42,6 di Bruno Ferrante. È il risultato di un sondaggio elettorale realizzato il primo febbraio scorso da Ekma ricerche e commissionato da «Il Clandestino». Un altro elemento importante che salta fuori dalle interviste è il consenso che riscuote il nome di Ombretta Colli, lex presidente della Provincia che intende candidarsi con una lista civica. Secondo il sondaggio Ekma, la Colli raccoglierebbe il 10,8 per cento dei voti dei milanesi.
Un cospicuo pacchetto di preferenze forse sovradimensionato dal fatto che il sondaggio non tiene conto del voto ai partiti, che aiuterebbe la Moratti. E però il ruolo giocato dalla Colli sembra comunque importante, soprattutto nella prospettiva di una possibile vittoria al primo turno per la candidata della Casa delle libertà. Con il «terzo incomodo» Colli, la Moratti sarebbe costretta al ballottaggio e il secondo turno tradizionalmente non avvantaggia la Cdl, perché manca il voto di appartenenza politica e resta solo da fare una croce sul nome del candidato. E poi la tornata finale del voto arriverebbe a metà giugno, quando molti elettori sono già in vacanza.
I rapporti tra la Colli e la Casa delle libertà, comunque, al di là dei momenti burrascosi non si sono mai del tutto interrotti. «Non ci sono contatti precisi ma cè della cordialità» spiega la diretta interessata, naturalmente soddisfatta del risultato. E aggiunge: «Sono molto contenta, è la prova che la mia attività ha un riscontro e io cerco di limitare le chiacchiere per andare in giro a lavorare». Tra i vertici di Forza Italia il nome della Colli circola come una delle possibili candidate per un posto sicuro alle politiche, anche se nulla di definitivo si saprà fino a metà febbraio.
La domanda rivolta agli interpellati è stata: «Se ieri si fossero tenute le elezioni per eleggere il nuovo sindaco di Milano, lei a quale candidato avrebbe dato la preferenza?». Un quesito che più che misurare le reali intenzioni di voto, è significativo del mercato potenziale del singolo candidato, a prescindere dallo schieramento di appartenenza. Ma si sa che il voto di lista è determinante e, anche se esiste la possibilità del voto disgiunto, è molto esigua la percentuale di cittadini che vota un candidato e contemporaneamente un partito dello schieramento opposto. Insomma, in realtà i voti per la Moratti potrebbero essere ben superiori rispetto a quelli calcolati dal sondaggio.
Un altro capitolo importante riguarda gli indecisi: il 9,5 per cento del campione (mille interviste telefoniche) dice che non sa ancora per chi votare e il 3,5 risponde che non sarebbe andato a votare. A costoro si somma un 1% deciso alla scheda bianca e un 2,5% che non risponde.
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