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La Moratti trova il "partito della sicurezza". In piazza il 26

La sinistra contesta il corteo anticriminalità del sindaco di Milano, ma la gente è con lei. Anche la polizia pronta a scendere in piazza il 26 marzo. Di Pietro condivide la campagna. La Moratti: "Ero sicura che i milanesi avrebbero detto sì alla richiesta di una città più sicura"

La Moratti trova il "partito 
della sicurezza". In piazza il 26

Milano - Anche Antonio Di Pietro è al fianco di Letizia Moratti. Il ministro delle Infrastrutture «comprende le preoccupazioni» del sindaco di Milano, quel grido di dolore lanciato ai milanesi che è un invito a scendere in strada per ribellarsi contro il governo di Romano Prodi che non ascolta le istanze dei milanesi, che continua a non rispondere alla richiesta di 500 uomini in più delle forze dell’ordine per arginare la criminalità dilagante.
«Su questo, noi del governo, dobbiamo dare delle risposte piuttosto che criticare gli amministratori» fa sapere Di Pietro, dopo aver letto e riletto quelle note di agenzia dove il centrosinistra picchia duro contro il sindaco Moratti. E mentre il ministro accoglie «responsabilmente l’appello del primo cittadino» impegnandosi «all’interno dell’Esecutivo» affinché «Milano abbia più risorse di uomini e di mezzi», anche i poliziotti della Questura meneghina preannunciano che saranno in piazza a fianco di Letizia Moratti. E con le forze dell’ordine pure gli artigiani, i commercianti e tutta quella Milano che sottoscrive, riga per riga, la lettera aperta del sindaco.
Appuntamento in calendario per lunedì 26 marzo, con partenza da corso Buenos Aires, l’arteria commerciale dove già un anno fa «la città camminò unita» contro le devastazioni commesse dai no global «per ricordare che legalità e sicurezza devono valere per tutti».
Trecentosessantacinque giorni dopo, Milano risponde dunque positivamente all’appello alla mobilitazione di Letizia Moratti: «Ero certa che i milanesi avrebbero detto “sì” a una città più sicura». Una risposta larga e concreta che ha mandato in tilt i centralini del Comune, «oltre a manifestazioni pubbliche di associazioni e di gruppi di cittadini sono arrivati consensi, incoraggiamenti e contatti da singoli abitanti da tutte le zone di Milano e della Provincia» fa sapere il primo cittadino.
Condivisione immediata anche del «sindaco autonomo di polizia che ha raccolto la mia sollecitazione, ricordando come il tema non sia di stretta attinenza alle forze dell’ordine ma di tutte le componenti - Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Forestale - che difendono la qualità di vita dei cittadini e sovrintendono alla loro sicurezza».
Ma l’appello alla mobilitazione per vivere in una città meno insicura - dove violenza, illegalità e paura si mescolano e rendono la quotidianità più difficile - come chiosa Di Pietro provoca «critiche» da sinistra. «C’è il rischio di una strumentalizzazione demagogico-populista» (Massimo Cacciari, sindaco di Venezia), «Basta l’uso politico del tema della sicurezza, Letizia Moratti si chiami fuori» (Giuliano Barbolini, responsabile Ds per la sicurezza dei cittadini), «Usare la piazza contro il governo vuol dire dare una mazzata alla cultura della responsabilità» (Nando Dalla Chiesa, sottosegretario all’Università).
E, ancora: «Non credo che quella morattiana sia la strada giusta, una manifestazione rischia la semplificazione di un tema complicato» (Sergio Cofferati, sindaco di Bologna), «La manifestazione della Moratti è la prova dell’incapacità di risolvere i problemi» (Lionello Cosentino, Ulivo).

Annotazioni di chi finge di ignorare, sostiene l’Unione del Commercio e quella Artigiani di Milano, che «il governo è l’unico responsabile dell’ordine pubblico sul territorio» e che, quindi, «come è suo dovere» deve «garantire uomini, mezzi e strumenti di legge per respingere l’ondata di diffusa illegalità che si propaga nelle strade, nelle piazze e nelle case dei milanesi».

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