La Moratti: «Viva l’Expo ma non dimentico Milano»

Il sindaco trionfa in Consiglio e rassicura i cittadini: «Farò come una mamma, ci dedicheremo al 2015 ma non trascureremo i problemi di tutti i giorni»

In diciannove mesi 655mila e 20 chilometri percorsi, pari a 16 volte il giro del mondo. Trenta capi di Stato incontrati, 23 capi di governo e 176 i ministri. Ben 111 i Paesi visitati. Nel suo discorso al consiglio comunale straordinario convocato ieri per celebrare l’assegnazione dell’Expo del 2015 a Milano, Letizia Moratti ricorda l’enorme sforzo messo in campo dalla diplomazia di Palazzo Marino guidata dalla task force dell’ufficio Relazioni internazionali guidato da Andrea Vento. Ma allo stesso tempo, al termine dell’incontro con il ministro degli Esteri Massimo D’Alema, il sindaco rassicura i milanesi: l’organizzazione del grande evento non le farà dimenticare la città e i suoi problemi. «Essere primo cittadino di una grande metropoli è un po’ come fare la mamma. Ci si occupa di tutti i figli allo stesso modo, ma poi c’è un momento in cui uno può avere più bisogno di un altro e allora ci si dedica a quello. Non si può scindere il mio impegno di sindaco, dal ruolo che mi è stato affidato per l’Expo». Vicino c’è D’Alema che ricorda come «il governo abbia considerato Milano la città più adatta a rappresentare l’Italia» in una manifestazione così prestigiosa. E va anche più in là, in uno strepitoso spot a un comune, una regione e fino a non molto tempo fa anche una provincia a lungo governate dal centrodestra. «Milano - assicura - è la punta di diamante dell’intero Paese». Chissà cosa ne penseranno Sergio Cofferati a Bologna, Sergio Chiamparino a Torino, Rosa Russo Iervolino e magari Antonio Bassolino a Napoli. Tutti campioni del centrosinistra bocciati dalla perfida battuta del «baffino». E magari anche cosa ne direbbe quel Walter Veltroni, a lungo sindaco di Roma e oggi candidato a governare l’intero Paese.
Tornando all’aula, sono stati ventitré minuti filati durante i quali «lady Letizia» ha ricordato che «non solo per Milano, ma per tutte le città della Lombardia e soprattutto per l’intera Italia, l’Expo significherà 7mila incontri di carattere artistico, culturale, scientifico». E poi la Borsa agroalimentare telematica e la Città del gusto. Gli accordi con l’Onu per la Campagna del millennio che punta a sconfiggere la fame nel mondo che colpisce oggi 850 milioni di persone, la Fao, l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Autorità europea per la Sicurezza alimentare. «Per Milano - aggiunge - l’Expo significa anche 10 miliardi di progetti in infrastrutture che già ci sono, ma che così saranno accelerati». Ed evoca l’autostrada Bre-Be-Mi, la Pedemontana, le nuove linee 4 e 5 della metropolitana, il prolungamento della 1 fino a Monza, la nuova stazione ferroviaria Rho-Pero. Già previsti 44 miliardi di euro per le imprese, con aumenti per negozi di moda e alimentari (più 15 per cento), per l’agricoltura (più 15,5) e per il settore immobiliare (più 15,1).

Un aumento del 25 per cento anche per alberghi e ristoranti e più 44 miliardi di euro di fatturato in più per le imprese, di cui 14 miliardi e mezzo per il commercio tra ingrosso e dettaglio e quasi 12 miliardi per il manifatturiero. Cifre e non parole. Preoccupata? «L’Expo non è più un sogno, è una realtà. Ed essendo una realtà è una grande responsabilità».

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