Economia

Morgan Stanley pronta a un accordo

La banca d’affari Usa ha stanziato in bilancio 140 milioni di dollari in previsione di una transazione con Collecchio

Morgan Stanley pronta a un accordo

da Milano

Morgan Stanley, una delle maggiori banche d’affari statunitensi, è pronta a una transazione nell’ambito del contenzioso relativo alla vicenda Parmalat e a questo scopo ha stanziato in bilancio una somma pari a 140 milioni di dollari, che in massima parte servirà appunto a coprire gli oneri legati a questa controversia.
È quanto reso noto ieri dalla stessa banca in occasione della presentazione dei conti trimestrali. Morgan Stanley ha infatti precisato di aver messo da parte 140 milioni di dollari (una decisione che comporterà una contrazione dei profitti relativi al secondo trimestre) a titolo di oneri legati a varie controversie legali, che peraltro - è stato spiegato - in gran parte fanno riferimento proprio all’«affaire» Parmalat. Nel comunicato si legge anche la diffusione dei dati trimestrali che si sono chiusi con un calo dei profitti pari al 24% rispetto a un anno fa, a quota 928 milioni di dollari.
Il contenzioso è relativo al ruolo che Morgan Stanley avrebbe avuto nella vicenda che ha portato alla messa a nudo dello scandalo Parmalat in tutto equivale a 164 milioni di dollari. Il presidente di Parmalat, Enrico Bondi, ha sostenuto che gli istituti bancari, attraverso i finanziamenti concessi al gruppo di Collecchio, hanno in pratica contribuito alla frode finanziaria che ha comportato il maggior caso di bancarotta mai verificatosi in Italia. Oltre che nei confronti di Morgan Stanley, Bondi si è mosso di conseguenza anche nei riguardi di Deutsche Bank, Ubs Ag e Crédit Suisse First Boston, al tempo stesso chiedendo un mega-risarcimento di dieci miliardi di dollari a Citigroup e Bank of America.
Morgan Stanley è la prima tra le banche estere implicate in questa vicenda ad ammettere che sono in corso contatti per arrivare a un accordo fra le parti.

Nell’ottobre dello scorso anno Nextra, la società di gestione di fondi che all’epoca faceva capo al gruppo Intesa, aveva da parte sua accettato di pagare 160 milioni di euro a Parmalat per evitare azioni legali.

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