Morire a 15 anni falciato da un pirata ubriaco

Ferita in modo lieve l’amica che stava attraversando sulle strisce insieme con lui. Arrestato il conducente dell’auto

Morire a 15 anni falciato da un pirata ubriaco

Eugenio Barboglio

Brescia - Alla guida ubriaco ha investito due ragazzi che attraversavano la strada e ne ha ucciso uno. È successo sabato sera a Torbole Casaglia, nel Bresciano.
Gabriele Fava, 15 anni, è stato trasportato in ospedale ancora vivo ma ha smesso di respirare poco dopo. La ragazza che si trovava con lui, 18 anni, è rimasta, invece, ferita lievemente. Per il «pirata», un quarantenne che nel sangue aveva un tasso alcolico quattro volte superiore ai limiti, l’accusa è di omicidio colposo.

Ennesimo dramma della strada che riaccende le polemiche. Gabriele era sulle strisce pedonali, attraversava insieme a un’amica. Melissa è stata sfiorata dal bolide sbucato dal buio ed è viva per miracolo. Ma il quindicenne di Torbole Casaglia non ha avuto scampo, è stato centrato in pieno e scaraventato lontano. Mauro A., l’investitore di 40 anni che ora è in prigione e che ha trasformato la sua Seat Ibiza in un’arma letale, era ubriaco. Di professione fa il camionista.
Gabriele avrebbe compiuto invece sedici anni a giorni. Proprio sabato aveva progettato con gli amici la festa che avrebbe dovuto fare. L’incidente è avvenuto davanti al un locale molto frequentato dai giovani, il Maverik, ma lui e l’amica non venivano da lì, erano stati all’inaugurazione di un negozio-edicola. Tornava a casa, abitava 150 metri più avanti delle strisce pedonali, ieri ancora macchiate da una lunga striscia di sangue. L’investitore invece era stato a cena con amici ed evidentemente aveva bevuto troppo. È passato come un fulmine senza accorgersi dei due ragazzi.

Quel tratto di strada provinciale, via Verdi, sarà anche semibuio, troppo poco illuminato, ma ad annebbiare la vista dell’autista di Maclodio è stata la percentuale di 2,2 per cento di tasso alcolico. Una percentuale fuorilegge. Con Melissa sotto choc e il corpo di Gabriele a terra in una pozza di sangue, lui si reggeva in piedi a stento. Per evitare che la gente si facesse giustizia da sé, quando si è sparsa la notizia della morte del ragazzo i carabinieri lo hanno trasferito rapidamente in una cella di sicurezza del comando di Brescia.

Ma nella tragedia c’è un altro dramma. Quello dei genitori del ragazzo, falciato a pochi metri da casa. È stato il padre, Giorgio, uno dei primi ad accorrere sul posto. La moglie, Maria Giulia, qualche metro dietro a lui. «Abbiamo sentito un botto e siamo scesi in strada - sussurra disperata la donna -. Nel vedere una scarpa per terra, ho capito che si trattava di mio figlio. Lì vicino c’era un uomo stempiato: era lui che guidava la macchina che ha investito Gabriele e continuava a ripetere "non deve morire, non deve morire... "».

Quell’uomo ora è rinchiuso nel carcere di Brescia, ma il padre di Gabriele con un filo di voce già ha detto di averlo perdonato.


Maria Giulia, trovato il coraggio, si è fatta accompagnare ieri mattina all’obitorio di Brescia: ha accarezzato la testa del figlio e pianto fino a finire le lacrime. È incinta del quinto figlio, una bambina che nascerà tra due mesi e si chiamerà Margherita.

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