La morsa di Prodi e «Repubblica» sul leader del Pd

da Roma

Lo slittamento al 30 novembre dell’incontro tra Veltroni e Berlusconi è stato voluto da un Prodi ferocemente ostile a quello che ha già ribattezzato «l’inciucio».
Ma il sindaco di Roma ora è sollevato che sia andata così: guadagnare un po’ di giorni in più può servire ad alleggerire il clima. Che in questo momento è pessimo: il tempestivo scandalo delle intercettazioni Rai, la rinascita (animata dal premier e rilanciato dalla Repubblica e dalla stessa Unità) di un fronte di antiberlusconismo girotondino, la richiesta (del premier) di mettere sul tavolo della trattativa anche la riforma tv e il conflitto d’interessi. Attorno al «dialogo» in fieri sulla riforma elettorale si è stretta una morsa potente.
«Certo, Berlusconi è l’unica vera sponda che Veltroni può avere per arrivare a un sistema sostanzialmente bipartitico. Ma come fa Walter a mettersi contro Prodi, contro Repubblica e contro gran parte della maggioranza?», si chiede il ds Fabrizio Morri. E Carlo Leoni, ex veltroniano di Sinistra democratica, riconosce che la partita del sindaco è assai difficile: «Il richiamo antiberlusconiano serve a Prodi per compattare la maggioranza, ma ha un forte appeal anche nella base del Pd». Secondo entrambi, il fronte «tedesco» può alla fine riprendere fiato. Ma se c’è un messaggio chiaro, nell’intervista che Veltroni ha dato all’Espresso, è il suo no al tedesco. Caldeggiato dal Prc da un lato, Udc dall’altro ma anche tanti maggiorenti del Pd, inclusi D’Alema e Rutelli. E sul quale, pensano in molti nell’Unione, potrebbe orientarsi lo stesso Prodi, se si convincesse che serve a tenere buona la sua maggioranza, a protrarre il cammino parlamentare delle riforme e dunque la durata del governo, e a sventare l’ipotesi di un accordo tra Veltroni e Berlusconi che passi sopra la sua testa.
Niente tedesco, dunque. Un sistema che, Veltroni ne è convinto, non può star bene nemmeno a Berlusconi perché ridarebbe spazio di manovra a terze forze centriste.

Mentre alla fine il Cavaliere potrebbe convincersi che quel che gli conviene di più è proprio il modello «spagnoleggiante» del Veltronellum, che premia i due partiti maggiori e penalizza gli altri.
E il 30 novembre il leader Pd è deciso a verificare se la sponda berlusconiana esiste davvero.

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