Politica

Per la morte di Elisa sotto torchio il fidanzato

Un gesto usuale e quotidiano, come quello di fare un prelievo con il bancomat, sembrava dover aprire nuovi scenari sul giallo di Perugia. Quello che sembrava un inquietante colpo di scena, infatti, nelle indagini per la morte di Elisa Benedetti, la giovane ragioniera trovata morta, ricoperta di fango, sull'argine del torrente Ventia tra i paesi di Casa del Diavolo e Civitella Benazzone, nella zona nord di Perugia, ha fatto flop in poche ore. A Firenze la polizia giudiziaria aveva interrogato a lungo, come persona informata dei fatti, il convivente della giovane che in una filiale di una banca fiorentina, aveva cercato di prelevare contanti con il bancomat della vittima. Il testimone - che pare si fosse presentato agli sportelli lamentando che il bancomat non erogasse la somma richiesta -, ha chiarito che il conto era intestato a tutte e due e ha aggiunto (aspetto confermato da altri testimoni) che lui sabato era partito da Città di Castello, dove viveva con la ragazza, per Firenze allo scopo di far visita ai propri genitori.
Alla vigilia della perizia autoptica, fissata per questa mattina, l'inchiesta resta un mistero. Condotte singolari se non bizzarre, in questa tragica vicenda, d'altronde ce ne sono a iosa. Perché mai Elisa, approfittando del fatto che Vanessa Coltrioli, la sua amica del cuore (si dicevano sorelle su FB) stava compilando il Cid con la controparte per un banale tamponamento, le ha sottratto la Punto e il cellulare e se n'è andata lasciandola a piedi? E cosa è andata a fare, subito dopo, nel piazzale di una discoteca, dove sarebbe stata vista, a pochi chilometri di distanza dal luogo del ritrovamento della vettura, prima e del cadavere, poi?
I tunisini che fino alle 23,30 avevano gozzovigliato con le due amiche in un bar di Ponte Rio di Perugia, hanno spiegato che Elisa era alticcia e che aveva ingollato non solo aperitivi e birra, ma anche wiskey (lo ha precisato Ahmed K., operaio edile).
Per questo la perizia tossicologica (che dovrà verificare quanto abbia bevuto sabato notte Elisa e se avesse ingerito farmaci o sostanze stupefacenti) è importante, così come è decisivo il controllo del traffico telefonico dei telefonini che gli inquirenti stanno controllando.
Un falso problema, invece, le quattro telefonate fatte, nel volgere di quasi un'ora, dalla ragazza che diceva di essersi spersa nel bosco, di essere finita impantanata con l'auto, ma, particolare più grave, di essere stata anche inseguita e violentata (sebbene alla ricognizione cadaverica esterna non risulterebbero segni evidenti di violenza sessuale). Il centralista del 112 aveva cercato di far parlare la giovane, che chiedeva aiuto e appariva confusa e isterica, in modo da poterla localizzare (grazie al sistema in dotazione alle forze dell'ordine) e da inviare sul posto le pattuglie di soccorso.

Gli inquirenti continuano a ritenere come più probabile la pista della morte naturale, causata da un assideramento provocato dalle temperature basse e dal fatto che, per attraversare il torrente Elisa si fosse bagnata completamente.

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