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La morte di Welby lacera la sinistra Binetti: via la Bonino

La senatrice dl chiede le dimissioni del ministro. Toni duri dal Polo: osceno circo mediatico. Volontè: è un delitto da punire col carcere

da Roma

È il tempo del dolore per i familiari di Piergiorgio Welby. Ma anche il tempo degli interrogativi etici che, appena velati dal lutto, risuonano nelle reazioni del mondo politico con toni a volte riflessivi, a volte vibranti. Molto partecipe l’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al quale Welby si era rivolto in un drammatico appello chiedendo l’eutanasia. Il Capo dello Stato si rivolge alla vedova ricordando che «il dibattito in effetti ormai è aperto» e augurandosi «che possa presto approdare in Parlamento a conclusioni ponderate e condivise».
Se l’Unione si tiene sulle generali, mettendo l’accento sulla dimensione privatistica del dramma di Welby, la Casa delle libertà va all’attacco puntando il dito su chi avrebbe strumentalizzato per fini politici la vicenda. E poi c’è l’affondo di Paola Binetti, la senatrice cattolica della Margherita, che apre ufficialmente il «caso Bonino» chiedendone le dimissioni. «Mi ha stupito, addolorato, indignato il fatto che alla conferenza stampa di poche ore fa ci fosse anche un ministro del nostro governo. Il fatto che il ministro Emma Bonino, in quanto rappresentante radicale ma comunque con una doppia presenza, abbia legittimato una cosa che è contro la legge, mi fa chiedere assieme ad altri colleghi le sue dimissioni».
La tensione sale durante tutto il corso della giornata. Così come si fanno più dure le accuse del centrodestra che arriva a invocare l’arresto per chi ha proceduto a una «uccisione deliberata». «La prima spontanea riflessione è: lasciatelo riposare in pace» commenta Gianfranco Fini. «Nei confronti di Piergiorgio Welby è forte, soprattutto in questo momento, un sincero sentimento di umana pietà. Purtroppo, la sua commovente e tragica vicenda è stata sin troppo strumentalizzata per meschine ragioni politiche da chi ha dimostrato di non avere alcuna remora di tipo morale. Si è giunti alla bassezza di rivendicare come meritorio un atto che ha posto fine a una vita più che a una sofferenza. Chi lo ha fatto non potrà non rispondere alla giustizia». Toni simili per Riccardo Pedrizzi, presidente della Consulta etico-religiosa di An. «Noi preferiamo pensare che il Creatore si sia ripreso la creatura Welby, sottraendola all’osceno circo mediatico e al cinico disegno di chi l’aveva trasformata in mezzo per arrivare a una legge che legalizzasse l’eutanasia». Nessuno cita direttamente i Radicali. Ma si intuisce che nel mirino delle accuse lanciate dagli esponenti del centrodestra ci sono soprattutto loro, come confermano le parole di Maurizio Gasparri. «L’accanimento terapeutico va bandito ma non si può tacere su un uso strumentale di questa vicenda, sulla quale dovrebbero riflettere quanti si precipitano su casi eclatanti per farne una bandiera». Per Forza Italia a parlare è Domenico Di Virgilio, responsabile Sanità, che definisce il distacco della ventilazione a Welby «una uccisione deliberata». E Sandro Bondi punta il dito contro «la spettacolarizzazione», «l’enfatizzazione mediatica» e «l’utilizzo politico» della vicenda.
Durissimo l’Udc che, con Luca Volontè, avanza una richiesta secca e inequivocabile: «Arrestare i colpevoli di questo omicidio». Una dichiarazione che fa scattare la reazione del repubblicano Antonio Del Pennino il quale, dopo aver reso omaggio a Welby, definisce «volgari e inaccettabili le dichiarazioni di Volontè che ha voluto strumentalizzare, senza alcuna pietà cristiana, una umana e dolorosa vicenda».
Nel centrosinistra c’è il cordoglio di Fausto Bertinotti. Ma anche il basso profilo di Romano Prodi. «Credo che tutta l’attenzione oggi sia sulla persona e sui suoi familiari. Dal punto di vista politico, è chiaro che il dibattito cominciato proseguirà ed è chiaro che il Paese, un governo, non può non tener conto del grande valore della vita umana e quindi riflettere profondamente su questo caso. Non come caso singolo, ma come discorso generale».

E se Pino Sgobio, dei Comunisti Italiani, chiede un intervento legislativo, il ministro della Famiglia, Rosy Bindi, definisce «sconcertante la spregiudicatezza politica con cui i radicali affrontano in modo ambiguo e inquietante le questioni della vita e della dignità della persona».

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